La definizione del piano di uscita dello Stato da Mps rischia di slittare per una serie di scadenze istituzionali.
La complessa manovra su cui sarebbe al lavoro il Tesoro, con lo scopo di poter trovare un partner per l’istituto e uscire dal capitale come richiesto dall’accordo con la DG Comp, prevede anche una pulizia del bilancio. I conti di Mps sono ancora gravati dal peso dei crediti deteriorati, allo scorso mese di giugno pari al 14,6% (gross Npe ratio).
Per questa ragione, secondo fonti di stampa, pare improbabile che tale manovra possa essere approvata dall’attuale cda, che scadrà la prossima primavera. È più plausibile che la decisione sull’operazione venga deliberata da un organo di governance che poi sia in grado di seguirne lo sviluppo e la realizzazione.
D’altronde, anche la Commissione Europea è in attesa dell’insediamento di Margrethe Vestager, che è stata confermata al vertice della Concorrenza e che quindi, una volta superate le formalità, è in grado di essere subito operativa su una situazione che ben conosce.
Si tratta comunque di una questione complessa, anche perché bisogna valutare gli impatti sui coefficienti di solidità di un’eventuale cessione di un portafoglio di Npl.
In ogni caso, ci sono possibilità che il Governo italiano riesca a trovare un accordo con la Commissione Europea entro la fine dell’anno.
Intorno alle 10:00 in Borsa i titoli Mps sono poco mossi (+0,4% a 1,47 euro), in linea con il resto del settore.