La decisione della Malacalza Investimenti, principale socio di Carige con una quota del 27,5%, di non partecipare all’assemblea straordinaria del 20 settembre ha permesso che fosse approvata l’operazione di rafforzamento patrimoniale che poggia sull’aumento di capitale da 700 milioni.
Una manovra sulla quale la famiglia non ha espresso ufficialmente le proprie posizioni, ma che di fatto diluisce in modo significativo la partecipazione della famiglia di imprenditori piacentini.
Dai verbali dell’assemblea pubblicati venerdì dalla banca, tuttavia, emerge che Vittorio Malacalza, ex vice presidente di Carige, ha votato contro l’aumento di capitale con le sue quote personali, che corrispondono allo 0,16% del capitale sociale della banca.
Per quanto riguarda gli altri grandi azionisti di Carige, Gabriele Volpi, che è titolare del 9%, ha votato a favore solo con il 3,5%, mentre Raffaele Mincione ha approvato l’operazione con tutto il 7% del capitale in suo possesso.
Dai dati del verbale emerge inoltre che il 55% del capitale presente al voto di Carige era posseduto da investitori retail, mentre il 45% faceva capo a investitori istituzionali e strategici.
L’assemblea del 20 settembre è stata caratterizzata per il numero record di partecipanti. Il numero dei soggetti presenti o rappresentati per delega ha superato le 20 mila unità, un dato che si confronta con il precedente record di circa 800 partecipanti registrato all’assemblea degli azionisti del marzo 2016.
La regione più rappresentata tra gli azionisti retail è stata naturalmente la Liguria con oltre 12.000 azionisti e il 29% circa del capitale presente, seguita dalla Lombardia (circa il 27% del capitale) e dal Piemonte (circa il 9%).