Prosegue la corsa del titolo a Piazza Affari, dopo il rally delle scorse sedute in scia alla notizia della fusione con il gruppo francese Psa. Intorno alle 10:40, le azioni Fca guadagnano il 3,8% a 14,54 euro segnando la miglior performance del Ftse Mib (+1,1%).
Dallo scorso 29 ottobre, il titolo ha guadagnato circa il 25% portando le quotazioni sui massimi dallo scorso aprile, con un progresso da inizio anno del 16% e una capitalizzazione che ha superato i 22 miliardi.
Secondo alcune indiscrezioni, le due case automobilistiche puntano a firmare l’accordo definitivo per l’aggregazione già agli inizi di dicembre, o al più tardi entro Natale.
A fianco alla maxi-deal con il gruppo transalpino, il mercato si interroga su altre possibili operazioni nell’ottica del riassetto di Fca, a cominciare dalle sorti delle controllate Teskid e Comau.
Nell’ambito della fusione con Peugeot, Comau, la controllata al 100% nel settore automazione, verrà scorporata e tornerà a tutti gli azionisti di Fca e, secondo quanto riporta il Sole 24Ore, la stessa sorte potrebbe capitare a Teskid una volta definito il perimetro della fusione.
La questione resta cosa farà Exor, principale azionista di Fca, della partecipazione in Comau, con il nodo che rimane quello della valutazione. Negli scorsi mesi erano circolate voci su una possibile cessione con le stime che parlavano di una valutazione di circa 1,5 miliardi, cifra ben superiore a quella indicata da alcuni analisti.
Inoltre, in base alle nuove regole della disciplina del golden power, Comau potrebbe rientrare nella sfera di esercizio dei poteri speciali dello Stato per le società considerate strategiche.
Infine, Dbrs Morningstar ha messo il rating ‘Bbb (low)’ di Fca sotto osservazione dopo l’accordo raggiunto con Psa. Secondo l’agenzia, la maggiore dimensione del gruppo post operazione e le risultanti sinergie saranno cruciali in un contesto in cui i costi sostanziali provocano venti contrari per l’industria dell’automotive.
In particolare, il deal porterà “una buona diversificazione del portafoglio di marchi, con una solida presenza in vari segmenti, compresi luxury, premium, vetture mainstream, Suv, furgoni e veicoli commerciali”.
Alla luce di queste considerazioni, “la valutazione sul rischio aziendale della società che uscirà dalla fusione sarà significativamente più solida rispetto a quella di ciascuna delle due entità singolarmente”.