Fineco Bank – Solida performance nei 9M 2019

Fineco ha archiviato i primi nove mesi del 2019, i migliori di sempre, con un margine di intermediazione pari a 484,6 milioni (+4,2% a/a). Buona la performance delle commissioni nette, cresciute a 242,9 milioni (+11,1% rispetto al periodo di confronto). Positivo anche l’apporto del margine di interesse (+1,9% a 211,6 milioni). Il periodo si è chiuso con un utile netto di 195,1 milioni (+9,8% a/a).

“Fineco chiude i primi 9 mesi dell’anno con ottimi risultati, raggiunti senza aumentare il profilo di rischio della banca e con una crescita importante in tutte le aree di business, che conferma ancora una volta la capacità di generare un flusso di ricavi ben diversificato e bilanciato. In un periodo di forte attenzione al tema della liquidità, il risparmio gestito resta uno dei focus di crescita e di sviluppo più importanti per Fineco”.

È con queste parole che Alessandro Foti, Ad di Fineco, ha commentato i conti dei primi nove mesi del 2019, i migliori di sempre.

“Da evidenziare i risultati in continua crescita, mese dopo mese, di Fineco Asset Management: l’offerta di soluzioni di investimento sempre più evolute, quali il lancio di fondi di decumulo e di fondi multitematici, si concilia perfettamente con la capacità della nostra rete di seguire con la massima rapidità ed efficacia le esigenze della clientela”, ha aggiunto il manager.

Il margine di intermediazione è salito a 484,6 milioni (+4,2% rispetto allo stesso periodo del 2018).

Le commissioni nette sono aumentate a 242,9 milioni (+11,1% a/a), principalmente grazie al contributo dell’area investing, con commissioni di gestione aumentate grazie alla maggiore incidenza dei Guided Products and Services e al contributo di Fineco Asset Management.

Positivo l’apporto del margine di interesse (+1,9% a 211,6 milioni rispetto ai primi nove mesi del 2018), sostenuto dall’incremento della liquidità transazionale e dalla maggiore incidenza dell’attività di lending.

I profitti da trading sono scesi a 29,4 milioni (-23,3% a/a), a causa della minore volatilità dei mercati.

I costi operativi sono rimasti sostanzialmente stabili a 185,2 milioni. Il costo del personale è salito a 66,6 milioni (+2,9% su base annua) per l’aumento dei dipendenti (e anche per l’entrata a pieno regime di FAM), mentre gli altri costi sono scesi a 185,2 milioni (-0,9% a/a).

Le dinamiche sopra esposte hanno determinato un risultato lordo di gestione pari a 299,4 milioni (+6,7% rispetto ai primi nove mesi del 2018) e, dopo avere contabilizzato rettifiche su crediti scese a 1,4 milioni (-33,1%), il risultato netto di gestione è salito a 298 milioni (+7% rispetto al periodo di confronto).

Il periodo si è chiuso con un utile netto di 195,1 milioni (+9,8% rispetto al periodo di confronto). Non considerando le componenti non ricorrenti, l’utile netto si sarebbe fissato a 198,1 milioni (+10,8% a/a).

Sul fronte patrimoniale, al 30 settembre gli impieghi salgono a 26 miliardi (+7,2% rispetto a fine anno 2018), grazie alla crescita di quelli verso la clientela (+20,7% a 3,6 miliardi) e delle attività finanziarie (+18,4% a 21,6 miliardi).

La raccolta cresce a 25,8 miliardi (+10,7% rispetto al 31 dicembre 2018), grazie al contributo di quella da clientela (+14,2% a 25,5 miliardi).

Dal lato della solidità patrimoniale, a fine settembre il Cet1 si fissa al 17,37% (21,16% al 31 dicembre 2018). Il calo è riconducibile principalmente all’incremento dei requisiti relativi ai rischi operativi in quanto, dopo il deconsolidamento dal gruppo UniCredit, Fineco ha avviato un processo per chiedere alla Vigilanza l’utilizzo di un metodo meno sofisticato per determinare il requisito regolamentare.