Nei primi nove mesi del 2019 Landi Renzo ha consuntivato ricavi sostanzialmente stabili a 137,9 milioni rispetto al pari periodo del 2018.
Un andamento positivo se si considera la riduzione degli ordinativi del canale di vendita OEM, che ha comunque aumentato la propria incidenza sul fatturato al 42,1% dei ricavi totali, a causa del phase out delle motorizzazioni Euro 6.
Le vendite sono diminuite invece per il canale After Market, che ha scontato la contrazione nel mercato “Asia e Resto del Mondo” dovuta alla riduzione degli effetti positivi derivanti dagli incentivi alla gas mobility concessi in alcuni paesi.
L’estero resta comunque il principale mercato per il gruppo, con circa l’81,1% del fatturato, di cui il 45,2% nell’area europea e il 35,9% nell’area extra europea.
In particolare, i ricavi nel Resto d’Europa sono aumentati (+6,9%) in scia all’incremento delle vendite sul canale OEM per lo sviluppo dell’offerta green di alcune primarie case automobilistiche.
Le vendite sul Continente americano (16,6%) sono leggermente diminuite a causa delle difficoltà incontrate sul mercato brasiliano nel primo trimestre, parzialmente compensate da politiche commerciali espansive.
In Italia, infine, il fatturato è cresciuto del 3,5% grazie al buon andamento del segmento OEM per le vetture equipaggiate con sistemi GPL e metano e alla stabilità del mercato After Market in termini di numero di conversioni.
Nella gestione operativa l’Ebitda adjusted, ante oneri non ricorrenti, è diminuito del 5,6% a 18,1 milioni con un’incidenza sul fatturato del 13,1% (-80 basis point), per effetto della minore marginalità che caratterizza le vendite OEM rispetto all’After Market.
L’Ebit adjusted mostra invece una riduzione del 19,4% a 9 milioni con un margine del 6,5% (-160 basis point), scontando maggiori ammortamenti per effetto dell’adozione del principio contabile IFRS 16.
Il periodo si è comunque chiuso con un utile netto dei soci pari a 3,2 milioni, in crescita del 32,1% rispetto ai primi nove mesi del 2018.
Un risultato che beneficia dei minori oneri non ricorrenti per consulenze strategiche, dimezzati da 1,6 a 0,8 milioni, del sensibile miglioramento della gestione finanziaria netta e della riduzione del tax rate.
Dal lato patrimoniale l’indebitamento finanziario netto al 30 settembre 2019 è salito a 68 milioni rispetto ai 52,9 milioni rilevati a fine 2018.
Al netto dell’applicazione dell’IFRS 16, che ha comportato un maggiore debito per 6,8 milioni, il dato si attesterebbe a 61,2 milioni, scontando principalmente la stagionalità dei pagamenti dei fornitori, le maggiori scorte di magazzino e i significativi investimenti sostenuti nel periodo.Per la chiusura dell’esercizio, il management ha confermato la guidance che stima i ricavi tra 185 e 190 milioni e l’Ebitda adjusted a 27 milioni.