Credem ha chiuso i primi nove mesi del 2019 con un margine di intermediazione pari a 891 milioni (+3,9% a/a), sostenuto dalle componenti core. L’utile netto si è attestato a 157,7 milioni (+4,4% rispetto ai primi nove mesi del 2018).
“I positivi risultati che abbiamo approvato mostrano la validità del nostro modello di business sempre in continua e costante evoluzione. Manterremo un forte focus sullo sviluppo della bancassicurazione, sui servizi alle imprese e sul wealth management”
È con queste parole che Nazzareno Gregori, Dg di Credem, ha commentato i risultati dei primi nove mesi del 2019.
Il margine di intermediazione si è fissato a 891 milioni (+3,9% su base annua), grazie al contributo positivo delle componenti core.
Il margine di interesse è salito a 366,2 milioni (+1,2% rispetto ai primi nove mesi del 2018), beneficiando dell’aumento dei volumi dei prestiti.
Le commissioni nette sono cresciute a 388,7 milioni (+8,6% a/a), sostenute da quelle di gestione e intermediazione e da quelle generate dai servizi bancari.
I profitti da trading sono scesi a 612,2 milioni (-35% rispetto ai primi nove mesi del 2019), su cui pesa il risultato negativo per 10,9 milioni dell’attività di copertura. Gli altri ricavi sono aumentati a 109,4 milioni (+12,9% rispetto al periodo di confronto).
I costi operativi sono cresciuti a 612,2 milioni (+2,2% a/a). Le spese per il personale sono aumentate a 379,4 milioni (+1% su base annua) a seguito delle assunzioni, mentre gli altri costi operativi sono cresciuti a 232,9 milioni (+4,4% rispetto al periodo di confronto), includendo gli impatti legati all’introduzione dell’Ifrs16.
Tali dinamiche hanno portato ad un risultato lordo di gestione pari a 278,7 milioni (+7,7% rispetto ai primi nove mesi del 2018).
Dopo avere spesato rettifiche su crediti calate a 24,7 milioni (-3,6% su base annua) e un saldo negativo della gestione assicurativa per 25,7 milioni (deficit di 12,7 milioni nei primi nove mesi del 2018), il risultato netto di gestione si è attestato a 228,3 milioni (+3,5% a/a).
Il periodo si è chiuso con un utile netto di 157,7 milioni (+4,4% rispetto ai primi nove mesi del 2018).
Dal lato patrimoniale, a fine settembre gli impieghi salgono a 45,3 miliardi (+9,9% rispetto al 31 dicembre 2018), al cui interno i crediti verso la clientela aumentano a 28,1 miliardi (+1,2% rispetto a fine 2018).
I crediti problematici lordi ammontano a 1.113,6 milioni (-3,5% rispetto al 31 dicembre 2018) con un coverage ratio al 53,3%, al cui interno le sofferenze sono pari a 681 milioni (grado di copertura al 68,6%) e le inadempienze probabili a 403,2 milioni (coverage ratio al 29,6%).
I crediti deteriorati netti sono pari a 519,7 milioni (-7,1% rispetto a fine 2018), al cui interno le sofferenze si fissano a 214 milioni e le inadempienze probabili a 284 milioni.
La raccolta totale sale a 38,6 miliardi (+8,8% rispetto al 31 dicembre 2018), al cui interno quella da clientela aumenta a 25,7 miliardi (+6,7% rispetto a fine 2018).
Sul fronte della solidità patrimoniale, al 30 settembre 2019 il Cet1 si attesta al 13,7% (12,7% a fine 2018).