L’attesa aggregazione? Potrebbe non essere dietro l’angolo. Mentre il mercato si interroga sulle prossime mosse del risiko bancario italiano nel quale Ubi potrebbe svolgere un ruolo importante, l’amministratore delegato dell’istituto lombardo, Victor Massiah, spiega come il management sia impegnato nella predisposizione di un piano strategico che garantisca nei prossimi anni una soddisfacente redditività su base stand alone e con uno scenario molto prudenziale, mentre frena sulle fusioni.
Dopo la fase di fine settembre e inizio ottobre, quando erano state registrate alcune aperture verso una possibile aggregazione tra Ubi e Banco Bpm, da parte dei vertici coinvolti, ora il clima pare raffreddato.
Lo confermano le parole di Massiah, in un’intervista a il Sole24Ore. “Non tutte le operazioni sono un successo”, spiega il Ceo della banca, “servono analisi accurate, che potrebbero portare a concludere che l’opportunità migliore sia decidere di non procedere ad aggregazioni in questa fase”.
Massiah precisa che non vi sono veri e propri impedimenti a una fusione, ma la nuova normativa che porta a spesare anticipatamente tutti i costi di fusione e i calcoli sui modelli interni di rating, che sarebbero applicati con l’aggregazione di due istituti, impongono riflessioni approfondite. Che potrebbero suggerire un rinvio sulla questione.
Inoltre, Massiah si dichiara fiducioso sulle capacità della banca di potere affrontare con le proprie gambe in modo adeguato le sfide del futuro: gli investimenti informatici per essere al passo con l’evoluzione del settore e i bassi tassi si interesse che rendono più difficile per le banche raggiungere un livello di redditività soddisfacente, spingendo verso i vantaggi che derivano dalle economie di scala.
Per Massiah gli investimenti nella digitalizzazione, proporzionali alle legacy di un istituto, sono ben sostenibili da una banca di medie dimensioni.
Inoltre, l’istituto sta mettendo a punto il nuovo piano, che sarà presentato nel primo trimestre 2020, considerando uno scenario con tassi negativi per l’intero triennio. Il manager ha precisato che i tassi negativi non saranno trasferiti sui clienti.
Infine, il piano farà chiarezza anche sulle strategie nel settore della bancassurance, dove gli attuali accordi con Aviva e Cattolica scadono nel 2020.