Snam – Piano al 2023: investimenti per 6,5 mld e confermato cagr dividendi al 5%

Per il periodo 2019-2023 il gruppo guidato da Marco Alverà rafforzerà il proprio ruolo nella transizione energetica e nella decarbonizzazione, puntando a una crescita sostenibile dei principali indicatori, confermando o migliorando i target del precedente piano.

In particolare, la guidance sull’utile netto 2019 migliora a 1.080 milioni, portando la crescita dell’utile per azione a +32% dal 2016.

Per il 2020 Snam si attende un utile netto in crescita a circa 1.100 milioni e un livello di indebitamento a fine anno di circa 12,4 miliardi, escludendo l’assorbimento di circolante di natura tariffaria atteso a circa 100 milioni. La RAB per i ricavi 2020 è attesa a circa 20,6 miliardi.

Nel periodo 2017-2023 è previsto un aumento medio annuo dell’utile netto maggiore del 4% (confermato il target precedente) e dell’utile netto per azione del 5,5% (superando il target di oltre il 5% nel precedente piano).

Prevista una crescita media annua dell’Ebitda di oltre il 3 per cento.

Confermata la politica di crescita del dividendo del 5% annuo fino al 2022. Snam prevede che nel 2020 potrà essere distribuito dividendo complessivo a valere sul 2019 di 0,2376 euro per azione, di cui 40% a titolo di acconto e restante 60% a saldo.

Crescita media annua della RAB tariffaria del 2,5% (in linea con il piano precedente nonostante le assunzioni di minore inflazione), con visibilità di una successiva crescita dell’1% reale al 2030.

In termini di ottimizzazione della struttura del debito, il gruppo prevede un costo del debito a 1,4% in arco di piano (vs 1,8% nel piano precedente). Aumenteranno le iniziative di finanza sostenibile, che oggi valgono oltre 5 miliardi.

Il gruppo ha anche obiettivi di rafforzamento del piano di efficienza, con oltre 65 milioni di risparmi attesi al 2023 rispetto al 2016 (60 milioni nel precedente piano). A fine 2019 i risparmi ammonteranno a circa 50 milioni, target precedentemente previsto per il 2021.

La società, intende anche riprendere il programma di buyback con il lancio di una ulteriore tranche da 150 milioni, nell’ambito dell’autorizzazione ricevuta dall’assemblea dello scorso 2 aprile.

Snam inoltre punta ad accelerare anche in tema di investimenti complessivi per lo sviluppo del sistema energetico italiano e le nuove attività nella transizione energetica, per i quali ha previsto 6,5 miliardi in arco di piano (+14% rispetto a 5,7 miliardi del piano 2018-2022).

Nel dettaglio, 5,3 miliardi saranno destinati alla rete di trasporto, 0,8 miliardi a stoccaggio e rigassificazione e 0,4 miliardi ai nuovi business legati alla transizione energetica.

Nell’ambito del piano di investimenti, crescono del 65% a oltre 1,4 miliardi (di cui 1 miliardo in RAB) le iniziative del progetto SnamTec (Tomorrow’s Energy Company), il cui obiettivo è accelerare la capacità innovativa di Snam e dei suoi asset per cogliere le opportunità offerte dall’evoluzione del sistema energetico.

In tema di transizione energetica, Snam ha previsto di raddoppiare le risorse ad almeno 400 milioni, rispetto a 200 milioni del precedente piano.

L’incremento più significativo riguarda il settore del biometano, che avrà un ruolo strategico nel percorso di decarbonizzazione. Snam punta a supportare e accelerare l’evoluzione del mercato italiano investendo anche in infrastrutture e nella realizzazione di impianti. Sono previsti investimenti per circa 250 milioni (vs 100 milioni del precedente piano) per realizzare impianti con una capacità installata superiore ai 40 Megawatt.

Altro fattore centrale nella strategia di Snam è rappresentato dall’idrogeno, vettore energetico pulito. La società ritiene che abilitarne l’inserimento nelle reti gas possa contribuire allo sviluppo della produzione di idrogeno da fonti rinnovabili abbattendone i costi.

In proposito, il colosso di San Donato ha creato una nuova business unit dedicata all’idrogeno, per valutare possibili progetti pilota e contribuire allo sviluppo della filiera. Entro fine anno verrà eseguito un nuovo blending test, portando al 10% la quantità di idrogeno immessa nella rete.