Obbligazioni – Due jolly politici

Nel weekend calano sul tappeto verde della politica, con la P maiuscola, due jolly che possono ribaltare le sorti del gioco: il risultato elettorale di Hong Kong e la discesa in campo di Michael Bloomberg.

Sono due fattori molto rilevanti che potrebbero giocare in favore di un’accelerazione delle trattative nella never-ending story del negoziato tra Washington e Pechino.

Benché scontata, la vittoria democratica dell’ex-colonia britannica apre un dossier complicato per Xi Jinping che, sedate le conseguenze più appariscenti della ribellione, si troverà a breve a dover gestire quello che potrebbe rivelarsi il primo vero passaggio della transizione “sociale” del Paese verso una pur fragile democrazia.

L’economia cinese ha assunto negli anni tratti molto vicini al capitalismo occidentale, ma trascinando volutamente una stratificazione sociale dove solo una piccolissima casta ha beneficiato della crescita del benessere. Hong Kong potrebbe essere un innesto molto vicino alla polveriera e sicuramente l’illuminato Presidente, espressione tuttavia di una nomenclatura storica, sa che le sue mosse future non concederanno prove d’appello. La possibilità di dimostrare il successo di una trattativa internazionale con Washington potrebbe essere un ottimo diversivo.

Sull’altro fronte, anche Donald Trump sa che d’ora in avanti, più che dalle colorite vicende dell’impeachment, dovrà guardarsi e non solo le spalle da un candidato democratico che ha dalla sua esperienza, successo e tantissimo denaro. Anche l’energico inquilino della Casa Bianca quindi dovrà giocarsi a breve qualche carico per mantenere lustro presso il suo elettorato tradizionale di cui dovrà prendersi cuore con sempre maggiore cura nell’anno ormai pacificamente di campagna elettorale.

La settimana corta tra festa del Ringraziamento e Black Friday non permetterà probabilmente ai mercati di prendere al momento atto di questo nuovo scenario, ma il solco si andrà rapidamente segnando.

Avvio di lunedì tradizionalmente lento per il mercato dei tassi che oscillano quindi di conserva spettatori invece di una ritrovata vivacità delle Borse, mentre il dollaro dimostra ancora una volta di non potersi indebolire più di tanto riposizionandosi nella parte bassa di 1,10.

Il T-bond risale di qualche centesimo e si ritrova appena sotto l’1,80%, mentre in Europa gli spostamenti sono quasi frattali tanto da portare a variazioni di spread frutto più di arrotondamenti che di interi.

Il Btp, appena più debole, mostra un differenziale tra 163/164 punti base col Bund mentre Spagna e Portogallo si sono ormai allineate su un livello comune di ¾ di punto con Berlino.

Il tratto a breve e medio della curva europea resta quasi cristallizzato e lo stesso si può dire anche per i titoli corporate high-yield che, stando all’ultima rilevazione disponibile, sembrano aver ormai tirato il freno a mano.