Obbligazioni – Ite, missa est

Se non fosse per le piazze azionarie dove operatori e gestori riescono ad elaborare ancora delle tattiche all’interno di una strategia consolidata di crescente esposizione a questa tipologia di asset, i mercati del reddito fisso e anche valutario sembrano ormai votati a godersi la pausa di riposo domenicale dopo aver ottemperato alla liturgia di prammatica.

La settimana è breve, in quanto fortemente condizionata dalla festività americana che investirà le giornate di giovedì e, di fatto, venerdì e il calo degli scambi è un fenomeno fisiologico, perfettamente logico, razionale.

L’immobilismo dei rendimenti, comunque, non manca di stupire evidenziando una sorta di stasi e appagamento sui livelli correnti dai quali è difficile ipotizzare cambiamenti a breve sicuramente non graditi a nessuno e tanto meno alle Banche Centrali.

Le future mosse, se occorrenti, verranno quindi spostate al nuovo anno che si preannuncia denso di interrogativi dopo un 2019 che si avvia ad essere incorniciato come un’età aurea, sotto il profilo finanziario naturalmente.

I dati macro non contribuiscono ad illuminare pensieri diversi.

Dollaro sempre stabile in area 1,1025, franco svizzero e oro in ripiegamento a riprova che la nebbia di apprensione si è per lo più dissipata e spread sui corporate high-yield (l’asset class in linea teorica più rischiosa in ambito obbligazionario) anch’essi in trinceramento sui livelli che persistono in area 365 e 415 circa rispettivamente per euro e dollari.