Obbligazioni – Il Black Friday e i mercati

L’origine oscura del nomignolo rispecchia metaforicamente la poca luce che illumina le piazze finanziarie nel giorno dell’apoteosi degli acquisti di beni di consumo, celebrata oramai soprattutto on-line.

Sebbene Wall Street riapra i battenti dopo la giornata di festa del Thanksgiving, questa pausa particolarmente sentita negli Stati Uniti comporta di fatto un lungo weekend in cui di norma le famiglie si riuniscono in maniera ancor più compatta rispetto al Natale. Di qui un’operatività molto limitata sul mercato che si riflette giocoforza trasversalmente nel mondo intero.

Il pensiero degli operatori non può quindi che elaborare riflessioni su due temi prontamente disponibili: le conseguenze dell’ira, montante, di Pechino per l’asserita ingerenza nelle questioni interne del Paese in dispregio al diritto internazionale, i dati economici di rilievo che continuano ad affluire in quest’ultimo giorno del mese.

Quanto alla questione “Hong Kong” è pacifico che determini come minimo un raffreddamento degli entusiasmi che circolavano sulla presunta felice conclusione della fase preliminare del negoziato commerciale tra le due superpotenze, la cui ricaduta sarebbe stata comunque più di natura psicologica che reale. Peraltro, una fase di sedimentazione dell’euforia che cominciava a contagiare i mercati potrebbe essere benvenuta per evitare inutili strappi sul rettilineo finale di un anno molto positivo per gli asset finanziari, salvo rarissime eccezioni.

Dall’altro i fotogrammi macroeconomici che si succedono fuori dagli Stati Uniti confermano un quadro di rallentamento anche se a ritmi inferiori a quanto fino a poco tempo fa si poteva temere. Volenti o nolenti, pur tenendo conto del ritardo fisiologico tra stimolo monetario ed effetto sull’economia, resta comunque un quadro fragile anche alla luce degli spazi di manovra limitati per la politica monetaria e tutti da valutare quelli di politica fiscale.

Dopo un’ora di scambi, in ogni caso, sui benchmark europei non emerge alcunchè, faticandosi a distinguere le differenze nella tabella riassuntiva rispetto a ieri anche tenuto conto della inevitabile riproposizione dei valori storici tanto per la curva americana che per gli spread sui corporate high-yield.

Sempre tonico il dollaro, anche stamane molto vicino alla figura di 1,10 contro euro, ma lo stesso può dirsi anche guardando al suo indice di forza relativa contro il basket delle valute di scambio principali.