Equita ha comunicato lo scioglimento per scadenza del termine di durata, lo scorso 21 novembre, del patto parasociale denominato “Terzo Patto Parasociale” che riuniva il 53,9% del capitale della sim milanese, e la contestuale entrata in vigore del “Quarto Patto Parasociale”.
Il “Terzo Patto Parasociale” era stato sottoscritto il 15 novembre 2017 da 71 soci di Equita Group e prevedeva alcuni vincoli tra cui un impegno di lock-up sulle azioni oggetto del patto.
Il “Quarto Patto Parasociale”, sottoscritto dagli stessi aderenti al “Terzo Patto Parasociale”, stabilisce procedure e modalità per l’eventuale vendita di azioni Equita Group da parte degli aderenti a tale patto, volte ad assicurare il tutto avvenga in maniera ordinata.
Il “Quarto Patto Parasociale” prevede, infatti, diritti di prelazione in capo agli aderenti per l’acquisto di azioni eventualmente offerte in vendita, su base mensile, da altri aderenti al patto, nonché ulteriori modalità di vendita ordinata sul mercato di tali azioni, anche queste su base mensile.
A completezza del quadro bisogna, tuttavia, aggiungere che i principali azionisti della sim hanno sottoscritto a luglio un altro patto denominato “Primo bis” che riunisce 28 azionisti a cui fanno capo 23,4 milioni di azioni (46,8% del capitale) che li impegna a vincoli di voto e di lock-up.
Ad oggi, dunque, potranno vendere azioni della società solo gli aderenti al “Quarto Patto Parasociale” che non siano altresì aderenti al “Primo Patto Parasociale-Bi”s, ovvero 43 azionisti per un totale di 3,6 milioni di azioni, che rappresentano dunque circa il 7,2% del capitale e che sono possedute per più del 90% da dipendenti e manager di Equita.