Mercati – I titoli protagonisti del Ftse Mib a novembre

Per il terzo mese consecutivo piazza Affari ha concluso le contrattazioni in deciso rialzo grazie alle politiche monetarie sempre più accomodanti delle principali banche centrali mondiali, nonostante il miglioramento della congiuntura economica internazionale (con conseguente riduzione della probabilità di recessione nel 2020) e i passi avanti compiuti sul fronte dei negoziati commerciali tra Stati Uniti e Cina.

A trainare la performance di novembre del Ftse Mib, pari a +2,5%, ancora una volta i titoli finanziari (risparmio gestito, bancari e assicurativi), ma anche le azioni del settore salute e il comparto del lusso. Deboli, invece, le utility, con la sola eccezione di Hera (+4,3%), e gran parte dei titoli industriali.

A novembre il Ftse Mib non è stato, però, tra i migliori indici azionari mondiali. Nel vecchio Continente hanno infatti fatto meglio il Cac40 di Parigi (+3,1%), il Dax di Francoforte (+2,9%), l’EuroStoxx 50 (+2,8%) e lo Smi di Zurigo (+2,7%), mentre si sono posizionati dietro il principale paniere equity italiano il Ftse 100 di Londra (+1,4%) e l’Ibex di Madrid (+1,0%). Sull’altra sponda dell’Atlantico, nuovi massimi storici per il Nasdaq Composite (+4,5%), il Dow Jones (+3,7%) e l’S&P 500 (+3,4%). Decisamente meno brillanti i risultati mensili in Asia per il Nikkei di Tokyo (+1,6%), ma soprattutto per il CSI 300 di Shenzhen (-1,5%).

Al di fuori dell’azionario, lo scorso mese il prezzo del petrolio è ritornato a salire (+1,8% per il Crude Oil), nonostante lo scivolone dello scorso venerdì (-5,1%), e l’euro è ritornato a indebolirsi sul dollaro statunitense (-1,2%), con il cambio scivolato a 1,1018. Sul fronte dei titoli governativi, il lieve miglioramento dei dati macro ha favorito un rialzo generalizzato dei rendimenti. In particolare, lo yield del Btp a 10 anni ha concluso il 29 novembre le contrattazioni all’1,229% rispetto allo 0,921% dello scorso 31 ottobre (1,78% il 30 aprile del 2018) con il differenziale di rendimento, cioè lo spread, con il Bund di pari durata a 159 punti base rispetto ai 133 punti base di fine ottobre (122 punti base il 30 aprile del 2018) anche a causa delle fibrillazioni nella maggioranza che sostiene il governo italiano.

Passando all’analisi del comportamento tenuto dai 40 titoli che compongono il paniere delle Big Cap italiane emerge che a novembre 26 hanno concluso le contrattazioni di venerdì su livelli di prezzo superiori a quelli registrati lo scorso 31 ottobre, 2 sono rimasti sostanzialmente invariati e 12 si sono attestati su livelli inferiori. Numeri leggermente peggiori rispetto a quelli rilevati lo scorso ottobre, dato che 26 avevano avuto una performance mensile positiva, 11 si erano attestati su livelli di prezzo inferiori a quelli dello scorso 30 settembre e solo 3 erano rimasti sostanzialmente invariati.

Il migliore risultato del mese di novembre all’interno del Ftse Mib è stato raggiunto da Azimut Holding (+24,3%), che guida anche la classifica della migliore performance da inizio anno (+140,2%). Ad alimentare gli acquisti sui titoli del gruppo del risparmio gestito, innanzitutto, i risultati del terzo trimestre del 2019, con l’utile netto quasi raddoppiato rispetto allo stesso periodo dell’anno prima. A trainare le quotazioni anche l’ingresso nel mercato americano degli investimenti alternativi, con l’obiettivo di raggiungere oltre 7 miliardi di dollari pro-quota di masse nei prossimi 10 anni, senza dimenticare l’alleggerimento di alcune posizioni short, tra cui la più rilevante è quella di Blackrock Investment Management che dal 4 novembre ha ridotto progressivamente le vendite su Azimut all’1,19% del capitale dal precedente 1,45 per cento.

Alle spalle dei titoli del gruppo finanziario milanese, si è posizionata Diasorin (+20,1%) che, a metà della scorsa settimana, ha annunciato il lancio, insieme a Qiagen, del test Liaison QuantiFERON-TB Gold Plus sul mercato americano. Il test, approvato dalla Food and Drug Administration, offre ai laboratori una soluzione completamente automatizzata per lo screening della tubercolosi latente. L’exploit borsistico di novembre dei titoli del gruppo guidato da Carlo Rosa è stato sostenuto soprattutto dai conti del periodo luglio-settembre del 2019 che hanno evidenziato un balzo dell’utile netto del 18,9% su base annua. In sede di presentazione dei risultati trimestrali, i vertici di Diasorin hanno confermato la guidance del 2019 sulla base di cambi costanti rispetto al 2018: ricavi in crescita tra il 5% e l’8%, con un Ebitda margin in linea con l’anno prima.

Sul terzo gradino del podio di questa speciale graduatoria Amplifon (+17,9%) che ha concluso la seduta di venerdì registrando il nuovo record storico a 26,56 euro. Gli acquisti sui titoli del gruppo guidato da Enrico Vita sono stati incentivati dalla buona trimestrale, ma soprattutto dalle attese positive dello stesso management del gruppo attivo nella diagnosi, applicazione e commercializzazione di soluzioni uditive per il quarter in corso e per l’intero 2020. In particolare, l’anno prossimo i vertici di Amplifon prevedono di procedere nell’esecuzione del proprio piano strategico, soprattutto grazie all’integrazione di Gaes. In relazione a quest’ultima, sono state annunciate sinergie a livello di Ebitda pari a 25 milioni a partire dal 2021, ovvero nella parte alta dell’intervallo precedentemente comunicato, anche alla luce degli risultati fino a ora conseguiti.