Le autorità italiane hanno accusato Fca di aver sottostimato il valore del business americano per 5,1 miliardi nell’ambito dell’acquisizione di Chrysler avvenuta nel 2014.
È quanto emerge dalla relazione trimestrale del gruppo della fine di ottobre e da alcune indiscrezioni riportate da Bloomberg, secondo cui l’audit potrebbe portare al pagamento di imposte arretrate per 1,5 miliardi di dollari.
Un importo che potrebbe essere ridotto attraverso i negoziati con l’Agenzia delle Entrate entro sessanta giorni, mentre la presenza di crediti di imposta dovrebbe escludere il rischio di impatti negativi sulla posizione finanziaria netta del gruppo.
«Non condividiamo affatto le considerazioni contenute in questa relazione preliminare – ha replicato Fca – e abbiamo fiducia nel fatto che otterremo una sostanziale riduzione dei relativi importi. Va inoltre rilevato che qualsivoglia plusvalenza tassabile che fosse accertata sarebbe compensata da perdite pregresse, senza alcun significativo esborso di liquidità o conseguenza sui risultati».
Secondo il Lingotto, al momento non è ancora possibile prevedere l’esito della questione, rendendo quindi difficile valutare un eventuale onere.
In ogni caso, la notizia arriva in un momento delicato per Fca, nel pieno dei lavori per portare a termine la maxi-fusione con Psa.