Obbligazioni – La maggioranza blinda la Finanziaria

A pochi giorni dalla sospensione dei lavori parlamentari, il Governo riesce a blindare la finanziaria con il classico ricorso al voto di fiducia che garantisce a questo punto l’impossibilità di introduzione, nella seconda lettura in Parlamento, di nuovi emendamenti.

Nel solco della “migliore” tradizione quindi, la lista e i relativi numeri delle entrate e spese preventivate si dimostra profondamente differente da quanto inizialmente presentato e, in particolare, appare profondamente menomata in quella componente green che doveva essere una delle grandi novità e testimonianza di una visione a lungo termine. Peraltro, come provato da Cop25, è ben evidente a tutti come il tema sia troppo delicato e confliggente con un’economia ancora strutturalmente ancorata su valori differenti. Comunque, al di là dei dettagli, ciò che veramente importa è il risultato, positivo, finale.

Sebbene nessuno nutrisse dubbi su un epilogo differente, è importante come questo comporti che anche eventuali verifiche all’interno della maggioranza, che sicuramente andranno a calendario prima dell’appuntamento elettorale emiliano, slittino nell’agenda rafforzando il clima più disteso che si mette in sintonia con quello dei mercati finanziari internazionali anche vista la necessità di affrontare situazioni spigolose quali la recentissima vicenda della Banca Popolare di Bari che, in uno scenario diverso, avrebbe sicuramente impattato sulla Borsa e, soprattutto, sullo spread.

Spread infatti granitico in un fluire molto denso, quasi tendente al solido, dei rendimenti dei benchmark europei contrariamente al T-bond che mostra in questo scorcio di fine anno maggiore plasticità con una tendenza pronunciata a volersi riavvicinare verso quota 2%, mantenendosi molto più ferma la curva di breve termine a fare da perno alle oscillazioni dei tassi.

Euro più debole di riflesso alle voci confuse che arrivano da Londra sui prossimi passi del nuovo governo conservatore, quasi a prendere atto che la fase più complicata della negoziazione degli accordi commerciali col Regno Unito è tutta da intraprendere. Dollaro quindi in consolidamento a 1,1130 e sterlina che sembra avere esaurito la spinta dell’entusiasmo della notizia.

Sui corporate high-yield poco da aggiungere ai recenti commenti: i titoli in euro recuperano terreno (- 7 basis points) dopo il rallentamento accusato nella precedente rilevazione rispetto a quelli in dollari i quali ultimi, viceversa, arrestano i progressi per assestarsi su quota 370.