Obbligazioni – La relazione prezzo/volume richiama alla prudenza

Le indicazioni dei mercati nella settimana a cavallo del Natale rappresentano una sorta di estrapolazione matematica, processo attraverso il quale si stimano dei valori approssimativi fuori da un intervallo che non ne abbia di propri.

Nella realtà non è esattamente così: con l’eccezione europea, e nemmeno completa a dire il vero, America ed Asia hanno tenuto alzata la saracinesca anche alla Vigilia e a Santo Stefano, ma ciò non toglie che gli scambi sottili e i volumi ridotti tolgano molta autorità al valore dei prezzi registrati.

È un problema conosciuto e che si protrarrà anche la settimana prossima condizionata dal fine anno che, anche in questo caso, cade di mercoledì, problema accentuato, comunque sia, dal fisiologico rallentamento dell’attività del periodo, come non ha mancato di rimarcare con puntualità la stessa Bce interrompendo il suo tradizionale attivismo sul secondario dei benchmark.

La scarsa liquidità è un fenomeno noto che può portare a due conseguenze contrapposte che si autoescludono: forte vulnerabilità dei prezzi (come accadde l’anno scorso proprio a Wall Street con un temporaneo mini tracollo degli indici forzato da un ordine in vendita consistente), possibile addomesticabilità dei corsi (laddove con un’attività mirata e contenuta se ne orienta la direzione).

Fortunatamente, statisticamente prevale la normalità, vale a dire lo scenario in cui queste situazioni estreme non hanno luogo e il 2019 non fa eccezione.

In questo caso, commentare i numeri resta quindi un esercizio già svolto e noioso da cui poco o nulla si impara.

Vale forse quindi la pena sorvolare sulle pure cifre e soffermarsi su due soli aspetti di fondo già messi in evidenza precedentemente: in un clima di ravvivata propensione al rischio che si evidenzia dalla performance azionaria e dei mercati high-yield (corporate in primis), riemerge in maniera anomala un ritorno di fiamma sull’oro che rimonta fino a 1500 dollari l’oncia e il forte appeal del franco svizzero, due asset che più di qualunque altro (c’è chi azzarda le criptovalute, ma con troppa poca storia alle spalle e troppi lati oscuri per salire sul podio) godono del favore degli investitori quando il mercato fibrilla e lo stato di apprensione cresce.

Ma anche in questo caso, nessuno ci può assicurare che l’effetto liquidità non giochi un ruolo rilevante.

Meglio accontentarsi, a questo punto, di leggere il mercato con un’angolazione molto ampia e in mero senso qualitativo: la chiusura d’anno suggella una performance straordinaria di cui nessuno, al momento, vuole mettere in discussione la continuità.