Auto (+34,5%) – Un anno da record per Ferrari (+70%), Fca (+15%) protagonista con l’M&A

Per il comparto automotive il 2019 è stato un anno caratterizzato dai timori legati al rallentamento della crescita globale, a cui si è aggiunta l’incertezza legata alla disputa sui dazi tra Stati Uniti e Cina.

La schiarita sul fronte commerciale, con la firma di una tregua tra Washington e Pechino attesa per gennaio, ha però consentito un recupero negli ultimi mesi, in un contesto di mercato che ha favorito gli asset rischiosi anche grazie alle politiche monetarie espansive delle principali banche centrali mondiali.

Il Ftse Italia Automobili e Componentistica ha chiuso il 2019 con un +34,5%, rispetto al +15,2% del corrispondente indice europeo. Tra le big italiane una menzione speciale tocca sicuramente a Fca (+15,2%), nel suo primo esercizio nell’era post Marchionne dopo la scomparsa del manager italo-canadese nel luglio 2018.

Il Lingotto è stato protagonista soprattutto per quanto riguarda il fronte M&A che, dopo il fallimento delle trattative con Renault, ha visto in dicembre l’annuncio della fusione con Psa, in un’operazione volta a creare il quarto costruttore automobilistico al mondo in termini di volumi e il terzo in base al fatturato.

La regina del comparto è stata però Ferrari, che ha messo a segno un +70,4% sull’onda di risultati in costante miglioramento che hanno portato il titolo oltre quota 150 euro con un massimo storico a 156,35 euro toccato a fine novembre.

Secondo gli analisti, i conti 2019 potrebbero essere un catalyst per un ulteriore allungo delle azioni della Rossa, non escludendo un miglioramento della guidance per il prossimo anno dato che il gruppo è sulla buona strada per raggiungere se non addirittura anticipare gli obiettivi finanziari del piano industriale.

Performance positiva anche per Cnh (+24,7%), grazie al recupero nella seconda parte dell’anno sulla prospettiva di un incremento degli acquisti di prodotti agricoli americani da parte della Cina nell’ambito di un più ampio accordo commerciale.

Il gruppo, inoltre, a settembre ha presentato il nuovo piano strategico 2020-2024 “Transform 2 Win”, con una dettagliata strategia per trasformare la struttura e la performance del gruppo. In particolare, è stata confermata l’attesa separazione delle attività stradali (veicoli commerciali e powertrain) da quelle non stradali (agricoltura, costruzioni e veicoli speciali) per l’inizio del 2021, in una trasformazione societaria che risulterà nella creazione di due società quotate e fa seguito al completamento di un processo di revisione del portafoglio.

In controtendenza, invece, Pirelli (-8,4%), in un contesto che ha visto diversi profit warning da parte dei player del settore della componentistica a causa dalla debolezza del mercato auto globale. Il gruppo della Bicocca ha rivisto al ribasso per due volte la guidance sui margini anche per i maggiori costi di insaturazione della capacità Standard e per il deterioramento dello scenario inflattivo. Rinviata inoltre la presentazione del nuovo piano industriale 2020-2022 al primo trimestre dell’anno prossimo, originariamente prevista l’11 dicembre 2019.

Nel segmento delle piccole e medie capitalizzazioni in evidenza soprattutto Piaggio (+50,1%), che a inizio dicembre è tornata su livelli di prezzo che non si vedevano dal 2015 salvo poi ritracciare leggermente nelle ultime settimane. Il gruppo ha beneficiato di una forte crescita dei risultati, con margini sui valori più alti mai registrati dall’Ipo nel 2006 e una generazione di cassa che ha consentito una progressiva riduzione del debito.

In rialzo anche Brembo (+24,3%), che nel 2019 ha dimostrato una buona tenuta dei fondamentali nonostante le difficoltà del settore automotive, Carraro (+32,1%), Immsi (+39,5%) e Sogefi (+11,7%). In calo invece Landi Renzo (-19,7%) e Pininfarina (-28,1%), in scia al peggioramento dei rispettivi risultati.