Obbligazioni – Dollaro a 1,12 nell’ultima sessione dell’anno

Wall Street ai massimi e T-bond in sostanziale stabilità si accompagnano nel fine anno ad un dollaro sorprendentemente cedevole, al punto da sfiorare dopo mesi la figura di 1,12 senza apparenti ragioni.

Ma è più in generale lo stesso indice del dollaro, che ne misura la forza relativa nei confronti di un basket allargato delle principali valute, a rivelarne un generale indebolimento, indebolimento che si estende con quasi identica proporzione anche nei confronti dello Yuan, la valuta cinese ed ecco allora che una ragione si può provare a trovarla.

Dopo mesi di polemiche e invettive nei confronti dei principali partner commerciali accusati di svalutare competitivamente le proprie divise nei confronti di quella americana (si ricordino gli attacchi espliciti di Trump anche a Mario Draghi), sembra oggi che qualche successo sia stato ottenuto, per quanto appaia assai difficile comprendere dove un eventuale livello di equilibrio condiviso possa andare a formarsi.

Peraltro, lo sblocco delle trattative commerciali con Pechino è prodromico anche ad una soluzione progressiva anche con Bruxelles.

Nel frattempo, i mercati non offrono spunti e si limitano a rimarcare i propri guadagni.

I benchmark europei restano di fatto immobili, come pure i Treasuries che evidenziano spostamenti infinitesimali e comunque di significatività nulla.

Le variazioni dello spread Italia-Germania hanno il valore di un solfeggio e, infine, le ultime sei sedute di mercato sui corporate high-yield hanno ampiamente sottolineato a doppia riga come i livelli di spread da una settimana con l’altra, ma senza fluttuazioni, debbano essere considerati quelli ufficiali di chiusura del 2019.