In attesa della prima iniziativa concreta, proseguono gli studi a tavolino sulle possibili combinazioni tra gli istituti di medie dimensioni tricolori, per i quali è atteso l’avvio di un processo di consolidamento. Percorso che pare inevitabile per le dinamiche economiche che guidano il settore e di cui i vertici stessi degli istituti sono consapevoli.
L’ultimo rumor, riportato da Mf, riguarda un possibile merger tra Ubi e Bper che sarebbe allo studio da parte di alcuni soci dell’istituto che vede il suo asse tra Bergamo e Brescia.
Un’unione tra le due banche avrebbe senso industriale, non comportando eccessive sovrapposizioni, ma permettendo, al contrario, di sviluppare sinergie in termini di volumi e di costi. Inoltre non comporterebbe eccessivi problemi di governace dato che l’Ad di Bper, Alessandro Vandelli, ha già dichiarato che la sua posizione non sarebbe un ostacolo per una eventuale fusione dell’istituto romagnolo con un potenziale partner.
Certo c’è da soppesare bene gli equilibri nell’azionariato che si determinerebbero dopo l’aggregazione dato che Bper, al contrario dell’altro potenziale candidato, cioè Banco Bpm, vanta la presenza di un socio forte quale Unipol, che dopo la cessione di Unipol Banca al gruppo detiene circa il 20% del capitale dell’istituto.
In ogni caso, visto che tali rumor sono circolati più volte e che non si è ancora giunti a una fase esecutiva dell’operazione, Piazza Affari resta cauta. Intorno alle 11:15 Ubi cede l’1,1% a 2,92 euro, sotto la soglia rilevante dei 3 euro, mentre Bper sale dello 0,2% a 4,63 euro, dopo la mattina leggermente positiva. Il tutto in linea con l’indice del settore, che cede lo 0,6%.