Il piano triennale licenziato dal cda di Banca Ifis mira a conseguire una redditività crescente e sostenibile, facendo leva sui business core del settore Npl e del segmento Commercial e Corporate Banking. A regime, il piano prevede di raggiungere un utile netto di 147 milioni, grazie sia alla crescita dei ricavi sia al controllo dei costi. Il giro d’affari è previsto salire a 602 milioni nel 2022. Risultati che consentiranno di distribuire un pay-out ratio compreso tra il 40-45%, mantenendo al contempo la solidità patrimoniale, con un CET1 atteso a regime al 12 per cento.
Il principale obiettivo del piano industriale 2020-2022 approvato dal cda Banca Ifis è quello di generare un utile sostenibile e crescente (al netto delle componenti straordinarie), per migliorare ulteriormente la solidità patrimoniale, consentire il finanziamento della crescita del business e la remunerazione degli azionisti attraverso la distribuzione dei dividendi.
L’utile netto al 2022 è previsto in aumento fino a 147 milioni (dai 123 milioni stimati a fine 2019); Cagr (+6,1%), con un RoTE dell’8,9% a fine piano (8,5% a fine 2019). L’utile al netto dell’effetto straordinario del reversal della PPA è stimato in aumento dagli 82 milioni del 2019 ai 142 milioni del 2022.
I ricavi sono previsti salire dai 557 milioni del 2019 ai 602 milioni a regime (Cagr +2,6%), grazie al contributo della divisione Npl e del segmento Commercial e Corporate Banking.
Nella divisione Npl, il piano prevede l’acquisto di 8,5 miliardi (valore nominale) di nuovi Npl tra il 2020 e il 2022 (0,8 miliardi di investimenti complessivi). La strategia nel medio termine si baserà sull’acquisizione di portafogli di Npl unsecured, partecipando attivamente a tutti i processi di vendita sul mercato, sull’estensione al segmento secured e corporate delle caratteristiche dei portafogli deteriorati oggetto di acquisizione e sul rendere sempre più efficiente il processo di recupero delle sofferenze.
Nell’area Commercial e Corporate Banking il piano prevede un incremento per 1 miliardo dei crediti verso la clientela nel triennio 2020-2022, incrementando la presenza nel segmento delle Pmi attraverso l’evoluzione del modello di copertura del mercato, con importanti investimenti in digitalizzazione e marketing.
Inoltre, sarà ampliata l’offerta e si prevede di espandere la base clienti anche in zone attualmente meno presidiate e con grande potenziale.
I costi operativi sono previsti sostanzialmente stabili nell’arco del triennio 2020/22 (dai 312 milioni del 2019 ai 314 milioni del 2022; Cagr +0,2%), nonostante i significativi investimenti in IT, digitalizzazione e marketing, grazie a un attento monitoraggio e al miglioramento dell’efficienza. Il cost/income ratio è previsto scendere dal 55,9% del 2019 al 52,1% nel 2022.
Il numero dei dipendenti, stimato a fine 2022 in 1.688 unità, riflette le dinamiche di un naturale turnover per cui sono state previste 67 uscite tramite l’utilizzo del fondo di solidarietà ma soprattutto 190 nuove assunzioni di giovani.
Il piano prevede un miglioramento della qualità dell’attivo, attraverso la riduzione dei crediti deteriorati dai 654 milioni nel 2019 ai 496 milioni nel 2022 (con il costo del rischio che scenderà da 120 punti base a 75 base), grazie a un’attenta gestione del rischio di concentrazione e al rafforzamento del processo di erogazione, gestione e monitoraggio del credito nonché al recupero delle posizioni non performing.
Grande attenzione è stata rivolta anche all’evoluzione del capitale regolamentare, con il Cet1 in aumento dall’11% del 2019 al 12% nel 2022 al di sopra dell’attuale soglia SREP (8,12%), grazie alla crescita dell’utile netto.
Il pay-out ratio è previsto pari al 40%-45% in arco piano; agli attuali livelli del prezzo dell’azione, tale percentuale assicura un rendimento di oltre il 7 per cento.
La strategia di funding prevede al 2022 10,5 miliardi di raccolta, di cui 5,5 miliardi provenienti da clientela retail, 1,4 miliardi di Tltro, 3,3 miliardi di titoli di debito e 0,3 miliardi di altri debiti.
Il piano industriale prevede una maggiore diversificazione del funding mix con l’emissione di 1,7 miliardi di obbligazioni su 3 anni da realizzarsi tenendo in considerazione l’evoluzione dei volumi e il contesto di mercato, e conseguendo una riduzione del costo della raccolta.
Sono previsti investimenti per circa 60 milioni finalizzati a supportare la crescita organica e la stabilità del business.