L’istituto guidato da Giuseppe Castagna ha registrato nel quarto trimestre 2019 un margine di intermediazione di 1.187,7 milioni in aumento del 16,2% rispetto all’analogo periodo 2018 a fronte di un calo dei costi del 9,5% a 656,1 milioni. Tutto ciò ha permesso il miglioramento del risultato lordo di gestione del 78,7% a 531,6 milioni e ha consentito, anche grazie al calo delle rettifiche su crediti, il ritorno all’utile netto.
Banco Bpm archivia il 2019 con buoni risultati, che coronano il completo successo nella realizzazione dell’operazione di fusione tra Banco Bpm e Banca Popolare di Milano. Operazione che ha impegnato l’istituto negli ultimi tre anni, insieme alla forte azione di de-risking. L’efficacia della pulizia dei crediti deteriorati è evidente dal drastico calo del rapporto tra Npl e totale crediti al 5,2% a fine 2019, dal 24% di fine 2016.
Il gruppo volta pagina al triennio post fusione con il ritorno all’utile per 797 milioni nell’intero anno e per 95,8 milioni nel quarto trimestre ora si appresta a una nuova fase di crescita e focus sulla redditività, che verrà delineata dal nuovo business plan che sarà presentato il prossimo mese di marzo.
Un appuntamento al quale il gruppo si presenta con una buona forma e solide basi: il Cet1 fully loaded è salito al 12,8% dal 10% di fine 2018 (Cet1 phased in al 14,6%), il Texas ratio, che misura il rapporto tra i crediti deteriorati netti e il patrimonio netto tangibile è sceso al 52,3% (dal 74,9% del dicembre 2018) e la liquidità è superiore al 165%.
“Sul fronte della riduzione dei costi, del derisking e della posizione di capitale Banco Bpm ha raggiunto o battuto i target del piano industriale in misura maggiore a quanto ci si aspettasse» ha commentato Castagna.
Nella tabella seguente riportiamo il confronto tra i conti economici trimestrali di Banco Bpm.
Negli ultimi tre mesi del 2019 il margine di intermediazione di Banco Bpm si è attestato a 1.187,7 milioni, per effetto principalmente del miglioramento dei profitti da trading. Questa voce è passata da un risultato negativo di 78,4 milioni del quarto trimestre 2018 a un saldo netto positivo per 207,4 milioni nell’analogo periodo 2019.
Tale risultato ha più che compensato il calo del margine di interesse del 13,8% a 477,9 milioni, la leggera erosione delle commissioni nette pari al 2,6% a 462,2 milioni e la contrazione degli altri ricavi a 40,3 milioni (-43,9%).
Molto efficace il contenimento dei costi, scesi del 9,5% a 656,1 milioni, grazie al calo del 27,7% degli altri costi operativi che hanno assorbito l’incremento del 3,5% delle spese per il personale.
In seguito a tali dinamiche il risultato lordo di gestione è balzato del 78,7% a 531,6 milioni.
La decisa azione di miglioramento dell’asset quality si è riflessa in un calo delle rettifiche scese a 220,5 milioni (-77,7%) dai 987,3 milioni del quarto trimestre 2020.
Tutto ciò si riflette in un netto miglioramento del risultato netto di gestione passato in positivo per 311,1 milioni, dai 689,8 negativi del quarto trimestre 2018 e in un utile di 95,8 milioni a confronto della perdita di 584,0 milioni dell’ultimo trimestre 2018.