Oggi è stato presentato il nuovo patto di consultazione Car, cui fa capo circa il 17,9% del capitale di Ubi.
“Vogliamo agire come se fossimo un grande investitore istituzionale, un grande fondo, per dare stabilità e coesione all’assetto proprietario della banca, attraverso un nucleo importante e ristretto di azionisti. Vogliamo costituire un centro di confronto dialettico con gli organi della banca”, ha spiegato alla stampa Mario Cera, componente del comitato di presidenza del patto.
Il patto ad oggi è formato da Fondazione Crc (5,908%), Fondazione Banca del Monte di Lombardia (3,95%), Polifin e famiglia Bosatelli (2,85%), Next Investment (famiglia Bombassei, 1,005%), P4p Int e famiglia Pilenga (1,001%), Radici Group e famiglia Gianni Radici (1,047%), Scame e famiglia Andreoletti (1,011%) e Upifra (famiglia Beretta).
Nel breve termine, viste le manifestazioni di interesse ricevute, il patto potrebbe salire con al 20% del capitale e li si fermerebbe, per garantire agli azionisti un “buffer” che consenta loro di arrotondare, nel caso, le loro quote senza rischiare di far superare all’accordo la soglia del 25% che farebbe scattare l’Opa.
Sul potenziale consolidamento che potrebbe coinvolgere Ubi, lo stesso Cera ha affermato: “Le operazioni vanno valutate nel momento in cui si propongono. Se agli azionisti venisse presentato un’operazione di successo sostenibile e che può creare valore noi diciamo “perché no?”, mentre Giandomenico Genta, presidente della Fondazione Cr Cuneo, ha spiegato: “Non c’è nessuno da escludere, bisogna vedere le singole operazioni”.