Ubi – Forte crescita (+18,5% a 1.269,4 mln) per il risultato lordo di gestione nel 2019

Ubi ha archiviato il 2019 con un margine di intermediazione salito a 3.637,9 milioni (+3,4% a/a). Una dinamica che, insieme alla riduzione dei costi, ha consentito al risultato lordo di gestione di salire a 1.269,4 milioni (+18,5% rispetto al 2018). Il periodo si è chiuso con un utile netto di 251,2 milioni (-41% su base annua), dopo aver contabilizzato alcune componenti one-off.

“Non sono soddisfatto, sono molto soddisfatto. Risultati bilanciati, che vengono da tutte le componenti, proventi, costi, qualità del credito. Una premessa importante e molto solida per il lancio del prossimo triennio e del prossimo piano”.

È con queste parole che Victor Massiah, consigliere delegato di Ubi, ha commentato i risultati del 2019.

Risultati hanno evidenziato una buona tenuta del margine di intermediazione che, accompagnata dal contenimento dei costi, ha consentito la crescita del risultato lordo di gestione.

L’utile netto è risultato in calo, scontando gli effetti legati alla prosecuzione del de-risking e l’onere one-off legato all’uscita incentivata del personale, mentre il corrispondente periodo dell’anno precedente aveva beneficiato di una componente fiscale positiva.

Il margine di intermediazione si è attestato a 3.637,9 milioni (+3,4% a/a), mostrando al suo interno una dinamica contrapposta delle componenti core.

Il margine di interesse è leggermente sceso a 1.725,1 milioni (-3,6% su base annua), limitando il calo grazie all’efficace politica di salvaguardia degli spread e controbilanciata dala riduzione dei volumi.

Le commissioni nette sono salite a 1.661,8 milioni (+5,2% rispetto al periodo di confronto), grazie alla buona tenuta di quelle relative ai servizi legati all’attività in titoli (nonostante le minori commissioni up-front) e alla crescita di quelle generate dall’attività bancaria tradizionale.

I profitti da trading hanno riportato un saldo positivo di 104,3 milioni (-1,4 milioni nel 2018), grazie all’andamento positivo dei mercati e alla rivalutazione di titoli, tra cui Nexi e Sorgenia. In calo a 146,8 milioni (-5,6% rispetto al quarto trimestre 2018) gli altri ricavi.

Il continuo controllo dei costi operativi ne ha determinato un calo a 2.368,5 milioni (-3,3% a/a). Le spese per il personale sono scese a 1.427,7 milioni (-4,2% su base annua) a seguito dell’uscita di 454 risorse, mentre le altre spese amministrative, inclusive di contributi di sistema, sono rimaste diminuite a 940,8 milioni (-1,7% rispetto al periodo di confronto) nonostante i maggior investimenti in IT.

Le dinamiche sopra descritte hanno portato a un risultato lordo di gestione di 1.269,4 milioni (+18,5% rispetto all’anno precedente).

Dopo rettifiche nette su crediti salite a 744,1 milioni (+16,6% a/a), impattate da extra accantonamenti per accelerare il de-risking, il risultato netto di gestione si è fissato a 525,3 milioni (+21,4% rispetto al 2018).

Il periodo si è chiuso con un utile netto di 251,2 milioni (-9,2% su base annua; con l’utile netto 2018 che aveva beneficiato di una componente fiscale non positiva), dopo avere spesato 89,4 milioni legati agli esodi anticipati. Al netto delle componenti non ricorrenti, il risultato netto sarebbe stato pari a 352,4 milioni (+16,7% a/a).

Sul fronte patrimoniale, a fine dicembre gli impieghi verso la clientela ammontano a 89,8 miliardi (-3,1% rispetto al 31 dicembre 2018).

Lo stock di crediti deteriorati lordi è pari a 6,8 miliardi (-29,6% rispetto a fine 2018), con un livello di copertura al 39 per cento. Le sofferenze lorde si fissano a 3,6 miliardi con un coverage ratio al 51,98%, mentre le inadempienze probabili si attestano a 3,2 miliardi con un grado di copertura al 25,52 per cento.

I crediti deteriorati netti ammontano a 4,2 miliardi (-16,1% rispetto al 31 dicembre 2018), di cui 4,6 miliardi di sofferenze e 3,6 miliardi di probabili inadempienze.

La raccolta totale si attesta a 111,1 miliardi (+0,8% rispetto a fine 2018), al cui interno 72,6 miliardi riferiti alla clientela (+6,1% rispetto al 31 dicembre 2018).

Sul fronte della solidità patrimoniale, al 31 dicembre 2019 il Cet1 fully loaded si attesta al 12,29% (11,34% a fine 2018), mentre quello phased in al 12,34% (11,70% al 31 dicembre 2018).