Ubi – Il patto Car vuole agire come un investitore istituzionale

Il patto di consultazione denominato Car di Ubi, che riunisce il 17,8% del capitale della banca, si propone di fungere da azionista istituzionale di peso nell’istituto, con un ruolo attivo, dando il proprio contributo al management, ma in una dialettica rispettosa dei ruoli e che non pone obblighi di voto o vincoli per i propri partecipanti riuniti sulla base di alcuni obiettivi strategici.

Tra questi una rigorosa scelta del partner nel caso la banca decida di avviare il processo di consolidamento e un aumento del dividendo.

A spiegare le strategie e gli obiettivi del patto sono Mario Cera, Armando Santus e Giandomenico Genta, che compongono il comitato direttivo.

Car si definisce come investitore istituzionale, quindi, che punta sul confronto e sul dialogo con tutte le controparti, dalla struttura di vertice, agli altri azionisti, per definire un percorso condiviso che superi le scelte legate alle logiche territoriali di appartenenza degli azionisti.

Nel patto infatti sono confluiti rappresentanti sia dell’anima bresciana sia bergamasca e anche la Fondazione CariCuneo e la Fondazione Banca Monte di Lombardia. Attualmente la quota coagulata è pari al 17,8% ma ci sono richieste per arrivare fino al 20 per cento. La compagine potrà essere ancora allargata anche dopo tale soglia, ma con il vincolo di rimanere sotto al 25% per non fare scattare obblighi di Opa.

Quanto alle istanze a cuore del patto Car, vi sono una selettività nella scelta del partner in caso di merger. E i riferimenti sono tutti a Mps quando Cera afferma che “non c’è moral suasion di nessuna autorità che può imporre a una banca sana e stabile come Ubi di fare operazioni”.

E Genta aggiunge, “non c’è nessuno da escludere, dipende dalle condizioni con cui sono poste in essere queste iniziative”. E con particolare riferimento ai rischi per cause legali di Mps precisa “Sarebbe diverso se fosse ripulita da questi rischi potenziali”.

Il presidente di CariCuneo, e principale aderente al patto Car con una quota del 5,9%, aggiunge inoltre che sarebbe auspicabile una maggiore generosità nella politica di dividendo della banca. “Bene l’incremento da 12 a 13 centesimi, ma non è stato sufficiente rispetto all’attesa di remunerazione che una fondazione ha di rendimento sul suo patrimonio. Una cifra ottimale sarebbe attorno ai 20 centesimi”.

Il dividendo di 13 centesimi rappresenta agli odierni prezzi di borsa (3,25 euro) uno yield del 3,9%, mentre se fosse portato a 20 centesimi salirebbe al 6,1 per cento.