Moda – Giro d’affari in Italia a 71,7 mld (+3,4% a/a) nel 2018, atteso a 80 mld nel 2021

Il giro d’affari della moda italiana continuerà a crescere fino a raggiungere nel 2021 quota 80 miliardi, con un Ebit margin atteso superiore di quasi 6 punti alla media dei settori benchmark. E’ quanto stima Prometeia nell’ambito della nuova edizione sul Sistema Moda realizzata dall’Area Studi Mediobanca.

Indagine da cui emerge che il settore moda italiano ha proseguito la crescita anche nel 2018, con un fatturato complessivo di 71,7 miliardi, in crescita del 3,4% rispetto al 2017 e del 22,5% rispetto al 2014.

Una crescita che ha avuto già nel 2015 una notevole impennata (+9,4%) e che, nonostante abbia rallentato negli anni successivi, non è mai stata inferiore al +3,4% annuo. Crescono anche gli utili che nel 2018 sono stati pari a 3,7 miliardi (+25,2% sul 2014).

A livello di comparti spicca l’abbigliamento, che da solo ha rappresentato il 42,6% dei ricavi aggregati, seguito da pelletteria (23,1%) e occhialeria (15,6%). Per quanto riguarda la crescita media annua delle vendite nel 2014-2018 si distingue, invece, la gioielleria (+10,9%) seguita da comparto pelli, cuoio e calzature (+6,2%), tessile (+5,7%), distribuzione (+4,9%), abbigliamento (+4,5%) e occhialeria (+3,7%).

In aumento anche l’occupazione, con 45.300 nuovi addetti (+14,1% sul 2014 e +1,7% sul 2017), per una forza lavoro totale di 366mila unità. In evidenza soprattutto la gioielleria (+32,7% sul 2014), la pelletteria (+24,6%) e la distribuzione (+22,6%).

A livello europeo nel 2018 i 46 grandi gruppi del Vecchio Continente hanno registrato ricavi aggregati per 251,5 miliardi, con un incremento del 6,3% rispetto al 2017 e del 33,6% rispetto al 2014.

L’Italia con le sue big 14 è il paese più rappresentato a livello numerico, ma con un peso però in calo all’8,3% a causa principalmente della fusione tra Luxottica e Essilor che ha dato vita alla holding EssilorLuxottica con base a Parigi.

E’ stato invece il settore moda francese ad evidenziare il maggiore giro d’affari, con un peso del 34,6% sul totale, seguita da Germania (12,2%), Spagna e Regno Unito (entrambi 11,3%).