Ubi – I driver e i target del piano industriale 2020-2022

Il cda di Ubi ha approvato le linee di sviluppo e i target di piano industriale per il triennio 2020-2022, articolato su tre pilastri di sviluppo:

  • la rigorosa attenzione alla selezione del credito e alla qualità dell’attivo;
  • la trasformazione del business retail grazie alla forte riduzione del cost to serve, abilitata dalla digitalizzazione e dall’ulteriore miglioramento del servizio (omnicanalità) accompagnato da un progetto di up/reskilling delle risorse;
  • l’ulteriore rafforzamento del servizio ai clienti high end (premium, private, corporate, CIB) grazie a un’evoluzione delle piattaforme esistenti e a un forte investimento in formazione e specializzazione dei team.

Suddetti pilastri saranno supportati da fattori abilitanti trasversali necessari al raggiungimento degli obiettivi:

  • il rafforzamento della capacità di analisi dati;
  • la ridefinizione della struttura organizzativa in funzione del supporto all’innovazione;
  • la disponibilità di un assetto flessibile abilitante a gestire eventuali necessità di adeguamento della strategia in corso di Piano derivanti da significative variazioni del contesto esterno;
  • la creazione di una struttura ad hoc destinata alla sostenibilità.

Nello scenario conservativo sottostante il piano, il gruppo si attende di conseguire proventi operativi in moderata crescita a 3,7 miliardi (Cagr +0,3%) con una composizione che ricalca quanto già evidenziato nel 2019, vale a dire una componente di margine d’interesse in leggera flessione (Cagr -0,9%) più che compensata dalla crescita della componente di commissioni nette (Cagr +1,7%).

Gli oneri operativi sono attesi attestarsi a 2,2 miliardi nel 2022, con un Cagr del -1,9% dal 2019 al 2022.

Le rettifiche su crediti sono attese scendere a 387 milioni nel 2022 dai 738 milioni del 2019 (che comprendevano le maggiori rettifiche legate alle cessioni massive), con un costo del credito a 46 pb, ottenuto con un ratio di crediti deteriorati lordi al 5,2 per cento.

Infine, l’utile netto d’esercizio è atteso salire nel 2022 a 665 milioni (non sono previste poste non ricorrenti) rispetto ai 251 milioni (353 milioni al netto delle poste non ricorrenti) del 2019, configurando un RoTE dell’8,3% a fine 2022.

In uno scenario di tassi di mercato a 0% (quindi non positivi),è stimato un utile netto aggiuntivo di oltre 100 milioni al 2022, con un RoTE del 9,5 per cento.

In termini di capitale, il CET1 ratio è atteso a un livello del 12,5% nel 2022, avendo assorbito gli headwind regolamentari del periodo (circa un 1 punto percentuale)-

Il pay-out ratio medio nei tre anni di piano è atteso pari al 40% dell’utile netto, coerente con il mantenimento di un CET1 ratio al 12,5% a fine anno. È possibile un ulteriore aumento del dividendo nel 2022 in caso di CET1 ratio superiore al 12,5 per cento.

(segue approfondimento)