“L’operazione che annunciamo apre un nuovo capitolo della storia di questo gruppo: vogliamo unire due eccellenze del nostro sistema bancario – Intesa Sanpaolo e Ubi Banca – per dare vita a una nuova realtà leader nella crescita sostenibile e inclusiva”.
Sono queste le prime parole di Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, con cui spiega la decisione di lanciare l’offerta a sorpresa su Ubi. Operazione che rimescola le carte del risiko bancario e avvia la stagione delle aggregazioni sul mercato italiano con una mossa inattesa. Che va a rompere il percorso di formazione di un terzo polo bancario italiano alle spalle proprio di Intesa Sanpaolo e UniCredit e che, nelle attese del mercato, vedeva come protagonisti con alleanze variabili, proprio Ubi, Banco Bpm e Mps.
“Per prima cosa vorrei sottolineare i tratti distintivi di Intesa Sanpaolo”, spiega Messina, “siamo uno dei gruppi europei più solidi e profittevoli, frutto di numerose aggregazioni di successo e formato da oltre 90.000 persone che rappresentano il meglio del sistema bancario europeo. La nostra solidità ha generato significativi benefici per tutti i nostri stakeholders. Abbiamo supportato le famiglie e le imprese italiane con una capacità di erogare credito che ci colloca ai primi posti in Europa.
Abbiamo protetto i risparmi dei nostri clienti durante il periodo più difficile della crisi economica, e anche questo è stato possibile grazie alla forza del nostro bilancio. Come uno dei principali datori di lavoro del Paese abbiamo sempre tutelato l’occupazione. Negli ultimi anni abbiamo lanciato uno dei più importanti programmi in Europa di attività a elevato impatto sociale e ambientale.
Abbiamo realizzato tutto ciò continuando a garantire ai nostri azionisti un dividendo significativo e preservando il capitale.
L’operazione che lanciamo oggi segna una innovazione rilevante nella nostra strategia degli ultimi anni. Siamo infatti convinti che nel nuovo scenario del sistema bancario europeo degli anni ’20 sia necessario guardare avanti e porsi nuovi obiettivi”.
Messina fa un passo indietro per ricordare alcune delle importanti tappe che hanno contraddistinto la strategia di Ca’ de Sass.
“La nostra banca”, sottolinea il Ceo del gruppo, “si è sempre distinta per lungimiranza; lo abbiamo dimostrato nel 2011 quando, in anticipo rispetto al settore bancario, abbiamo lanciato un’operazione di rafforzamento del capitale. Una mossa vincente che ci ha consentito di soddisfare i nuovi criteri fissati dalla BCE e porre le fondamenta di un decennio di crescita che ci ha condotti sino a qui”.
Ora però serve un salto di crescita per competere con successo a livello internazionale.
“Il nostro settore, a livello europeo, è entrato in una nuova fase che richiede maggiori dimensioni, una più ampia capacità di investire e l’adozione di un nuovo modello di finanza sostenibile. Grazie a questa operazione”, rimarca Messina, “la banca che nascerà dall’integrazione tra Intesa Sanpaolo e Ubi potrà essere uno dei leader del sistema bancario europeo”.
E le dimensioni dell’istituto che nascerà dall’unione delle due banche avrà numeri imponenti. L’ammontare degli impieghi sarà di circa 460 miliardi; il risparmio che gli italiani affidano alla nuova banca supererà il valore di 1,1 trilioni, i ricavi saranno pari a 21 miliardi: queste cifre esprimono tutta la forza dell’economia italiana, le capacità del nostro sistema imprenditoriale e la solidità del patrimonio delle nostre famiglie”.
Messina spiega poi perché la scelta sia caduta proprio sull’istituto guidato da Victor Massiah. “Ubi, tra le banche di medie dimensioni del nostro Paese, è certamente quella meglio amministrata in termini di qualità del bilancio”, dice Messina, “siamo convinti che il consigliere delegato e il management team di Ubi abbiano svolto un eccellente lavoro e possano avere rilevanti prospettive nel gruppo che nascerà da questa operazione. Intesa Sanpaolo, infatti, potrà rappresentare un fattore di accelerazione nel raggiungimento degli obiettivi appena annunciati nel piano industriale di Ubi”.