Il gruppo risultante dall’operazione Intesa Sanpaolo-Ubi beneficerà di una capacità di generazione di ricavi di scala europea basata su un modello di business resiliente focalizzato su Wealth Management & Protection, con un radicamento italiano che valorizza il risparmio del Paese, superando i 1.100 miliardi di attività finanziarie della clientela con i circa 3 milioni di clienti di Ubi, che detengono circa 200 miliardi di attività finanziarie.
La redditività del gruppo risultante dall’operazione beneficerà di sinergie annue ante imposte attese pari a 730 milioni, di cui 680 milioni entro il 2023 e ulteriori 50 milioni entro il 2024, di cui 510 milioni da costi (pari a circa il 5% dei costi pro-forma 2019 del gruppo risultante dall’operazione) e, tenendo conto delle dissinergie, 220 milioni da ricavi (pari a circa l’1% dei ricavi pro-forma 2019 del gruppo risultante dall’operazione).
Le sinergie di costo sono previste derivare per circa 340 milioni dalle spese per il personale
(circa il 5% dei costi del personale pro-forma 2019 del gruppo risultante dall’operazione), a seguito di uscite esclusivamente volontarie di circa 5.000 persone, che includono le 1.000 richieste di adesione all’accordo sindacale di Intesa Sanpaolo del 29 maggio 2019 e le 300 persone previste nell’accordo sindacale di Ubi del 14 gennaio 2020, e di assunzioni di 2.500 giovani, nel rapporto di un’assunzione ogni due uscite volontarie.
I restanti circa 170 milioni di sinergie di costo riguardano le altre spese amministrative (pari a circa il 6% delle altre spese amministrative pro-forma 2019 del gruppo risultante dall’operazione).
Il goodwill negativo di circa 2 miliardi permetterà di coprire nel 2020 oneri di integrazione per 880 milioni al netto dell’effetto fiscale (corrispondenti a circa 1.270 milioni al lordo) e rettifiche di valore su crediti per circa 1,2 miliardi al netto dell’effetto fiscale (corrispondenti a circa 1,8 miliardi al lordo) con cui aumentare il grado di copertura dei crediti deteriorati di Ubi e cedere successivamente un ammontare pari a circa 4 miliardi crediti deteriorati della stessa Ubi a un prezzo in linea con il valore di carico, riducendo l’incidenza dei crediti deteriorati lordi per il gruppo risultante dall’operazione al livello inferiore al 5% nel 2021.
Intesa Sanpaolo per gli anni successivi all’orizzonte temporale del 2021 del piano di impresa in corso di realizzazione prevede un utile netto del gruppo risultante dall’operazione superiore a 6 miliardi dal 2022.
Si prevede un accrescimento dell’utile per azione, con sinergie a regime, pari a circa il 6% rispetto all’utile per azione 2019 di Intesa Sanpaolo.