Wall Street non solo fallisce il classico rimbalzo tecnico che di norma succede ad una sessione di ribassi eccessivi e anomali, ma sprofonda ulteriormente del 3% registrando in due giorni una debacle di quasi otto punti percentuali dai massimi.
Il tono delle piazze azionarie resta inevitabilmente improntato al pessimismo nel timore sempre più palpabile degli effetti sul mondo dell’economia che un allargamento dell’epidemia a livello globale comporterebbe.
L’Italia, nel blocco occidentale dei paesi sviluppati, sta pagando una “fattura anticipata” forse proprio in considerazione dell’elevato livello d’attenzione e controllo messo in atto da subito che ha comportato la contabilizzazione immediata della diffusione del contagio.
Il prezzo in termini reali si traduce in una progressiva e, si spera, temporanea paralisi della quotidianità che influirà sulla crescita già debole del Pil e sulla parallela crescita della spesa pubblica (e quindi del debito) connessa non tanto all’emergenza sanitaria, quanto agli ammortizzatori che dovranno essere presto messi in opera.
Non fa specie quindi vedere i titoli di Stato italiani andare sotto pressione in questi giorni di grande confusione con lo spread contro Bund che supera 155 punti base sul tratto lungo, ma si amplia considerevolmente lungo l’intera curva per l’effetto combinato del rialzo dei rendimenti italiani e la discesa di quelli del resto d’Europa.
I benchmark tedeschi su tutti i punti pivot della curva (2, 5 e 10 anni) azzardano un primo tentativo di attacco a quei livelli che fino a ieri sembravano inscalfibili e scontano forse, oltre alla crescita domanda di beni rifugio tipica del momento, anche qualche suggerimento che potrebbe arrivare oggi dalle parole di Lagarde che si trova per la prima volta a dover dare prova concreta delle capacità che nessuno mette in dubbio possieda.
Confusione sovrana anche in area Forex con un euro più forte o forse solo un dollaro frastornato dalla batosta di Wall Street, molto difficile a dirsi cosa sottenda all’emotività che serpeggia nelle quotazioni che vedono il biglietto verde tornare verso la soglia di 1,09.
Infine, i corporate high-yield che, come paventato, cedono all’improvviso e balzano di quasi 30 e 40 punti base di colpo rispettivamente per euro e dollari, riportandosi in particolare lo spread espresso nella valuta principale, dall’oggi al domani, sopra i 400 bp.