Ubi – I bresciani verso la decisione sull’offerta Intesa SP

Grande attesa su quale sarà la decisione del fronte bresciano degli azionisti di Ubi, che controlla un significativo 8,6% del capitale. Finora il gruppo non ha ancora preso posizione, anche per un rinvio della prevista riunione a causa della necessità di annullare i meeting per evitare i contagi del Covid-19. Tuttavia, la loro presa di posizione sarà importante per capire se il fronte dei no ha qualche chance di imbastire una strategia di opposizione.

Secondo fonti di stampa lo schieramento sarebbe non compatto, anche se potrebbe prevalere una posizione contraria all’operazione, almeno per ragioni tattiche.

Di fronte a tale scenario le questioni sono due. La prima è se, in caso i bresciani si schierino per il no all’operazione, essa potrebbe andare in porto ugualmente o meno. Attualmente sommando le quote dei tre patti di Ubi si arriverebbe a circa il 28,9% del capitale. Una quota vicina al 33% che potrebbe condizionare i piani di Intesa Sanpaolo, ma difficilmente bloccarla sempre che Ca’ de Sass riesca ad attirare una fetta di azionisti almeno compresa tra il 50% e il 60 per cento del capitale.

Altra questione è quali sono i veri obiettivi del fronte del no. Ossia se il fronte dei contrari pensi che ci sia un piano industriale migliore per il futuro dell’istituto o se punti semplicemente a un miglioramento delle condizioni dell’offerta.

Dal primo punto di vista lo scenario delineato da Intesa Sanpaolo permetterebbe ai soci di Ubi di diventare azionisti della terza banca europea e di contare su un flusso stabile di dividendi superiori agli attuali. L’alternativa rimane più incerta. Il piano triennale presentato dall’istituto guidato da Victor Massiah era stato apprezzato dal mercato, ma non andava a incidere sulla questione di fondo di una scelta strategica dal punto di vista delle alleanze. Questione che rimane sul tavolo, guardando a un orizzonte più di lungo periodo.

E, dato che Bper è coinvolta nell’operazione Intesa Sanpaolo, vede come alternativa una partnership o con Mps o con Banco Bpm, operazioni esaminata e in passato scartate per diverse ragioni.

Infine il fronte del no potrebbe semplicemente puntare a un miglioramento delle condizioni dell’offerta. In particolare a una diminuzione dello sconto rispetto al patrimonio netto e all’inserimento di una quota cash. C’è da notare che lo sconto rispetto al patrimonio netto dato dalle quotazioni di borsa di Ubi ante offerta Intesa Sanpaolo era ancora superiore.

Bisognerà vedere se Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo, che finora ha messo le mani avanti sostenendo di non essere disposto a rivedere l’offerta in nessun caso, aprirà a una negoziazione.