Prismi – Crollano i margini e perdita netta a 5 milioni nel 2019

Prismi chiude il 2019 con una sostanziale stabilità a 20 milioni delle vendite ed un crollo del 59% a 1,1 milioni dell’Ebitda, mentre i risultati operativi passano da un valore positivo di 0,6 milioni ad un rosso di 1,9 milioni. Il conto economico chiude infine con una perdita netta balzata da 1,6 a 5 milioni. Debole anche la struttura finanziaria con un rapporto di indebitamento pari a 8,7x. La società poi ricorda che ha rielaborato il piano industriale 2019-2020, i cui target tuttavia non sono stati comunicati, anche se ritiene di poter confermare già dal 2020 un sostanziale break-even operativo. Tale speranza è tuttavia destinata ad infrangersi contro una realtà ancora una volta avversa poiché, come sottolineano, “l’eventuale protrarsi dell’emergenza Covid-19 potrebbe far slittare ulteriormente in avanti gli obiettivi quantitativi del budget 2020”.

Modello di business

Prismi è un gruppo attivo nel settore del digital marketing. Presente su tutto il territorio nazionale attraverso una rete commerciale, Prismi in particolare offre un’ampia gamma di servizi di web marketing che spaziano dal content marketing, alla creazione di siti web e di e-commerce, al search marketing, con una forte specializzazione nel posizionamento sui motori di ricerca (SEO), alla gestione dei social network e del mobile marketing e altre soluzioni di comunicazione digitale. Si rivolge a tutte le realtà imprenditoriali, dalle Pmi ai grandi gruppi industriali ed alla Pubblica Amministrazione, offrendo servizi studiati per incrementarne il business e la visibilità del brand.

Conto Economico

Il gruppo Prismi ha chiuso il 2019 con un valore della produzione pari a 21,9 milioni (+3,5%), mentre le vendite sono rimaste sostanzialmente stabili a 20,1 milioni (20,3 milioni nel 2018). Tuttavia l’Ebitda si è fermato a 1,1 milioni (-59%), in relazione alla maggiore incidenza dei costi operativi e in particolare a quelli del personale (+28% a 7,6 milioni), con una marginalità in calo al 5,2% (13% nel 2018).

Si ricorda che la società lo scorso novembre aveva annunciato attendersi per il 2019 un valore della produzione consolidato compreso tra 20,9 milioni e 21,9 milioni (21,2 milioni nel 2018) e un Ebitda margin tra il 7% e il 10%.

L’Ebit si tinge di rosso per 1,9 milioni (positivo per 0,6 milioni nel 2018) spesati ammortamenti e accantonamenti aumentati complessivamente a 3 milioni (+45%).

I conti recepiscono poi oneri finanziari netti balzati a 3,2 milioni (+69%), dei quali 2,2 milioni relativi a interessi sui prestiti obbligazionari e prestiti obbligazionari convertibili, e oneri netti non ricorrenti per 0,2 milioni (0,4 milioni nel 2018), riferiti principalmente alla chiusura di posizioni aperte negli anni precedenti con agenti e fornitori.

Tutto ciò determina una perdita netta balzata a 5 milioni rispetto a 1,6 milioni di fine 2018.

Stato Patrimoniale

Sul fronte patrimoniale nel 2019 emerge la diminuzione del patrimonio netto a 3,2 milioni, dai 5,8 milioni del 2018, per la perdita conseguita nell’anno che ha assorbito l’effetto dell’aumento di capitale sociale connesso all’esercizio dei warrant avvenuto a fine maggio 2019 per 1,9 milioni.

Peggiora l’indebitamento finanziario netto a 28,1 milioni (25,4 milioni a fine 2018) per effetto di emissioni e rimborsi di prestiti obbligazionari effettuati nel corso dell’anno.

Ratio

Il gruppo mostra una  struttura patrimoniale debole. Elevato infatti sia il quoziente di indebitamento, pari a 8,7x, sia l’indicatore del rimborso del debito, attestatosi a 24,6 volte nel 2019.

Le perdite conseguite non rendono invece significativo l’indicatore del ritorno per gli azionisti.

Outlook

Prismi il 21 novembre ha comunicato che i dati previsionali erano tali da non confermare i target del Piano 2019-2023, rielaborato pertanto negli aspetti numerici. Premesso ciò, seppure in un contesto di incertezze connesso all’emergenza per il Covid-19, l’organo amministrativo ha approvato il Piano Industriale 2020-2024.

Tuttavia “alla luce dell’elevata aleatorietà legata alla diffusione del virus e dell’impossibilità di fare previsioni sulla durata dell’emergenza e sul suo possibile impatto sul business, il Cda ha deciso di non comunicare i target quantitativi del Piano stesso, consapevoli che l’eventuale protrarsi dell’emergenza potrebbe far slittare ulteriormente in avanti gli obiettivi quantitativi del budget 2020”.

La società ritiene di poter confermare le linee guida strategiche contenute nel precedente piano e il raggiungimento già dal 2020 di un sostanziale break-even operativo.

Le linee guida prevedono:

  • Focalizzazione sullo sviluppo del fatturato con un atteso beneficio della leva operativa;
  • Attivazione di una funzione di Caring sui clienti;
  • Efficientamenti e innovazioni nella lead generation anche tramite la messa a regime del progetto Hubspot;
  • Crescita importante dell’Ebitda derivante dall’atteso aumento dei volumi e dall’azione di cost-cutting avviata a ottobre 2019;
  • Azzeramento, in arco di piano, dell’indebitamento finanziario netto, grazie agli effetti combinati dei risultati della capogruppo e della controllata Wellnet e dell’utilizzo della cartolarizzazione.

Inoltre, lo scorso 24 febbraio il CdA della controllata Wellnet ha approvato il piano industriale 2020-2024 che prevede un incremento dei volumi derivanti dal portafoglio ordini in essere e dall’ampliamento dei servizi innovativi e il raggiungimento dell’utile, già dal 2020, grazie alla razionalizzazione del reparto produttivo e al monitoraggio della redditività dei progetti in lavorazione portate a termine nell’ultimo trimestre 2019.

La crescita organica e operazioni di M&A potrebbero consentire a Wellnet di raggiungere nel 2021 una dimensione tale da prefigurare diversi scenari di valorizzazione della società, ivi incluso un ricorso diretto al mercato dei capitali mediante Ipo. Gli esercizi successivi dovrebbero beneficiare dell’entrata a regime dell’ampliamento della rete commerciale.

Borsa

Il titolo Prismi, che ieri ha chiuso a 1,52 euro, nelle ultime 52 settimane ha perso il 33% rispetto al -27% registrato dal Ftse Aim. Nel periodo i corsi azionari hanno mostrato un andamento discendente fino ad inizio dicembre quando hanno mostrato segnali di recupero, chiudendo il 2019 a 2,15 euro per poi tornare a scendere fino a toccare il minimo a 1,45 euro lo scorso 23 marzo, complice anche la fibrillazione dei mercati connessa all’emergenza coronavirus.

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