Il dato della scorsa settimana delle nuove richieste di disoccupazione settimanali negli Stati Uniti di oltre 3,2 milioni di persone ha lasciato sorpresi anche i più inguaribili pessimisti che puntavano ad un risultato non peggiore di 1,7 milioni, in pratica poco più della metà di quanto è stato annunciato.
In questo contesto, sempre durante la scorsa settimana, il mercato azionario domestico ha guadagnato oltre il 10%, spinto dal varo di provvedimenti fiscali e monetari da parte del governo e della Federal Reserve, in completa controtendenza rispetto all’aggravarsi della crisi sanitaria ed economica, sia interna che mondiale.
È necessario, di conseguenza, analizzare separatamente l’andamento economico da quello dei mercati finanziari ed azionari in particolare.
LE PROSPETTIVE ECONOMICHE
Con miliardi di persone chiuse in casa già da alcune settimane e probabilmente almeno per tutto il mese di aprile, le principali economie mondiali rischiano una forte contrazione della crescita con Pil che nel secondo trimestre potranno calare anche in doppia cifra.
Vi è la seria possibilità, inoltre, che il rallentamento economico si propaghi in una pesante recessione o addirittura in una depressione tanto più si prolungheranno le chiusure dei vari Stati.
Con il calo dei servizi, la domanda è precipitata e si è circoscritta ai beni primari (cibo, farmaci e riscaldamento).
Diverse attività economiche, costrette obbligatoriamente a chiudere per osservare il periodo di quarantena, rischiano di non riaprire ed hanno lasciato a casa milioni di disoccupati in tutto il mondo.
IL RALLENTAMENTO DELLA GLOBALIZZAZIONE
Negli ultimi decenni l’economia mondiale ha prosperato grazie alla crescita del commercio mondiale ed alla produzione da parte delle multinazionali nei Paesi emergenti, sfruttando il basso costo della manodopera locale.
Anche la Cina, epicentro del virus e primo Paese a riaprire dopo una grave emergenza, sta soffrendo un calo della domanda inaspettato da parte degli altri Paesi, ora semichiusi a causa del dilagare dell’epidemia.
Circa cinque milioni di lavoratori cinesi hanno già perso il lavoro ed il numero è purtroppo destinato a crescere.
Con la chiusura delle frontiere, necessaria per proteggersi dal virus, e la quasi totalità del blocco aereo perlomeno passeggeri, le economie diventeranno sempre più autarchiche almeno nei prossimi mesi danneggiando le reciproche esportazioni ed il commercio mondiale.
La domanda di petrolio è crollata e le dispute tra Russia ed Arabia Saudita non sembrano facilitare una rapida inversione delle quotazioni del greggio, tanto più se gli Stati Uniti continueranno ad estrarre il greggio a ritmi così elevati inondando il mercato di offerta.
Salgono, al contrario, i prezzi e la domanda delle principali materie prime agricole quali grano, mais, soia, caffè e zucchero.
LA REAZIONE DEI MERCATI
In attesa di una veloce riapertura delle economie, dopo tre settimane di violenta discesa i mercati azionari hanno rimbalzato significativamente con rialzi che hanno superato il venti per cento rispetto ai minimi, nella speranza che gli stimoli varati da governi e banche centrali facciano il loro effetto.
È naturale e possibile che questo rimbalzo molto tecnico sia un tipico rialzo da “bear market” e che i listini ritesteranno i minimi precedenti.
La tensione sugli altri assets, dai mercati obbligazionari, al petrolio, ai metalli preziosi fino alle valute contribuisce a mantenere alta la volatilità.
Gli unici assets un po’ riparati dalla bufera appaiono in questo momento le obbligazioni governative e l’oro mentre tutto il resto potrà sia ulteriormente rimbalzare che essere oggetto di ulteriori vendite.
L’intervento massiccio delle Banche Centrale è stato necessario e determinante per dare stabilità al sistema finanziario, ma sicuramente non risolutivo in questa fase di eccezionale emergenza.
Assisteremo ancora un’elevata volatilità, tipica dei periodi successivi a grandi crolli degli indici, nelle prossime settimane/mesi, ma ideale per un trading mirato sempre con particolare attenzione e disciplina.