Il cda di Ubi ha deliberato di non sottoporre all’assemblea convocata per l’8 aprile 2020 la proposta di cui al punto 2 all’ordine del giorno “Destinazione dell’utile di esercizio 2019 e distribuzione agli azionisti del dividendo”.
Il tutto a ragione della incompatibilità con le indicazioni di prudenza formulate dall’Autorità di Vigilanza, dopo la raccomandazione del 27 marzo 2020 formulata dalla BCE alle banche dalla stessa vigilate di non procedere al pagamento dei dividendi almeno fino al 1° ottobre 2020.
Dopo la data del 1° ottobre 2020 e in assenza di diverse indicazioni da parte della BCE, il board si riserva di convocare un’assemblea per la trattazione della tematica in questione.
Per la prima volta nella ultracentenaria storia di Ubi il pagamento del dividendo viene sospeso. Si ricorda inoltre come, dal 2007, anno caratterizzato da diverse concentrazioni bancarie, solo Ubi ha sempre pagato un dividendo in contanti anche negli anni peggiori della crisi.
Anche quest’anno la banca aveva potuto aumentare il proprio dividendo grazie all’importante miglioramento generato su tutti i principali indicatori di solidità utilizzati dal mercato.
L’importo massimo del dividendo che era stato originariamente proposto dal cda relativo all’esercizio 2019 (0,13 euro per azione per un monte dividendi massimo di 147,6 milioni) verrà appostato alle riserve di patrimonio. Il pagamento delle cedole AT1 verrà regolarmente effettuato.
In particolare, l’importante riduzione dei crediti deteriorati è stata ottenuta grazie ad una efficace combinazione di cessioni a prezzi tra i migliori del mercato, una profonda conoscenza dei propri territori e un’altissima professionalità della piattaforma interna di recupero crediti (Ubi ha mantenuto al proprio interno tutte le soluzioni sistemiche e tutte le risorse umane dedicate alla gestione dei crediti non performanti).
Quanto ai prezzi di cessione, le vendite sono state effettuate con impatti contenuti sul conto economico, consentendo il conseguimento di utili ricorrenti in crescita e il rafforzamento del capitale.
Tale strategia ha permesso alla banca di raggiungere un rapporto tra i crediti deteriorati lordi e iltotale degli impieghi del 7,8% a fine 2019, addirittura del 6,9% se calcolato pro-forma per tenere conto della cessione massiva in corso.
Il significativo riposizionamento della qualità del credito si è quindi accompagnato a un forte rafforzamento del CET1 ratio fully loaded, salito al 12,3% (dall’11,3% di fine 2018) o al 12,6% al netto dei dividendi. Si rammenta che il CET1 non tiene conto di future operazioni di ottimizzazione, DTA, ecc..
L’importante capacità dimostrata anno dopo anno di riduzione dei costi operativi pur in presenza di una continua crescita degli investimenti in tecnologia rappresenta l’ulteriore elemento portante fondamentale di una banca solida e ben preparata ad affrontare sfide anche particolarmente complesse.