L’assemblea di di Ubi, in cui è stato possibile intervenire tramite il rappresentante designato, ha approvato il bilancio d’esercizio al 31 dicembre 2019.
A livello consolidato, il gruppo ha potuto confermare un positivo andamento dei proventi (+3,4%) e un ulteriore importante decremento degli oneri operativi (-4,4% al netto dei
contributi sistemici), che hanno consentito di incrementare del 18,5% a circa 1,3 miliardi di il risultato della gestione operativa.
L’utile prima delle imposte è salito del 10,7% a oltre 506 milioni, pur incorporando un costo del credito coerente con la riduzione al 7,8% dal 10,4% del 2018 del ratio di crediti deteriorati lordi.
La riduzione di circa 3 miliardi degli Npe lordi in corso d’anno è da attribuirsi sia all’efficacia delle azioni di work-out interno, che hanno consentito di più che compensare i nuovi flussi in entrata (definiti da un default rate limitato all’1,1%), sia alle importanti cessioni di portafogli di esposizioni deteriorate opportunisticamente selezionate.
Inoltre, è stata annunciata un’ulteriore operazione di cessione di crediti deteriorati, da effettuarsi nel corso del 2020, attesa portare tale rapporto al 6,9% pro-forma sui dati al
31 dicembre 2019, il cui costo è già parzialmente incluso nei risultati del 2019.
L’esercizio si è chiuso con un utile netto di 251,2 milioni, che include elementi non ricorrenti
negativi per 101,7 milioni; tale utile si raffronta ai 425,6 milioni conseguiti nel 2018, che includevano elementi non ricorrenti complessivamente positivi per 123,2 milioni.
Al netto degli elementi non ricorrenti, l’utile netto si è attestato a 352,9 milioni, in crescita del 16,7% rispetto ai 302,4 milioni del 2018.
Al contempo la Banca ha saputo consolidare la propria posizione patrimoniale, incrementando il CET1 ratio al 12,3% (12,6% senza la distribuzione di dividendi in ottemperanza alla raccomandazione BCE del 27 marzo 2020) rispetto all’11,3% di fine 2018.
La comprovata solidità e la fiducia della clientela e dei mercati hanno spinto la raccolta diretta, sia da clientela ordinaria che da investitori internazionali, a 95,5 miliardi; la raccolta indiretta, che raggruppa i servizi di risparmio gestito, l’offerta di prodotti assicurativi e la raccolta amministrata, ha raggiunto i 101,5 miliardi.
Gli impieghi netti alla clientela si sono attestati a circa 85 miliardi, erogati principalmente a famiglie e medie imprese.
La solidità patrimoniale e la crescita dei risultati economici avevano quindi consentito al cda di proporre un dividendo di 0,13 euro per azione (+8,3% sul 2018).
Tenuto conto della sopra richiamata raccomandazione della BCE alle banche dalla stessa
vigilate di non procedere al pagamento dei dividendi almeno fino al 1° ottobre 2020, il board ha deliberato, in data 31 marzo 2020, di non sottoporre all’assemblea la proposta di di destinazione dell’utile di esercizio 2019 e la distribuzione agli azionisti del dividendo”.
Dopo la data del 1° ottobre 2020 e in assenza di diverse indicazioni da parte della BCE, il cda si riserva di convocare un’Assemblea per la trattazione della tematica in questione.
Il programma Rilancio Italia che prevede un sostegno fino a 10 miliardi per le imprese e le famiglie “è un impegno per il Paese, a dimostrazione della solidità del nostro istituto e dell’importanza della sua autonomia che è un valore per tutti gli stakeholders”, ha affermato Letizia Moratti, presidente di Ubi, nel nel corso dell’assemblea.
“Questa fase di forzato rallentamento non ci fermerà. Abbiamo un piano industriale forte che il mercato ha accolto a pieni voti”, ha aggiunto Morattu.
“Il piano industriale è nella fase iniziale di implementazione ed è costantemente monitorato nelle performance economico/patrimoniali”, hannofatto sapere dall’istituto.