L’offerta pubblica di scambio promossa da Intesa Sanpaolo su Ubi Banca assume maggiore valenza nell’attuale fase caratterizzata dall’emergenza sanitaria.
Lo ha riportato Carlo Messina, Ceo di Intesa Sanpaolo, in un’intervista. “Ubi è una buona azienda, ben gestita. Ma nelle fasi in cui c’è uno tsunami come oggi, una banca di medie dimensioni rischia di non avere la scala per una navigazione sicura in un mare in tempesta”, ha affermato il manager, aggiungendo “che mettere insieme due realtà che hanno un’affinità indiscutibile crea un campione europeo con tutto vantaggio per i territori. Avremmo una incomparabile capacità di erogare nuovi finanziamenti”.
Nel frattempo, dall’integrazione alla relazione del cda per l’assemblea di lunedì 27 aprile, che dovrà dare l’ok all’aumento di capitale a servizio dell’Ops, si apprende che il badwill che Intesa Sanpaolo registrerà con l’operazione su Ubi, calcolato come differenza tra il corrispettivo per l’acquisizione e il patrimonio netto di Ubi, sale a 4 miliardi dai 2,88 stimati al momento dell’annuncio dell’offerta pubblica di scambio.
Nel dettaglio, il badwill di 2,88 miliardi era stato calcolato su un valore delle azioni Intesa Sanpaolo pari a 2,502 euro (valore di Borsa del 4 febbraio), mentre considerando i prezzi del 21 aprile (1,3366 euro) sale a 4 miliardi. Intesa Sanpaolo, inoltre, spiega che ai prezzi attuali il valore dell’aumento di capitale al servizio dell’Ops sarebbe di 2,6 miliardi.
In merito al badwill, Intesa Sanpaolo spiega che ogni calo di 20 centesimi dell’azione Intesa rispetto al prezzo di 2,502 euro comporta un aumento del badwill di 389 milioni.
Il valore del badwill sarà contabilizzato integralmente nel bilancio di Intesa “anche nel caso in cui l’adesione all’offerta non risultasse totalitaria, ferme restando le condizioni di efficacia dell’offerta”.
All’importo lordo determinato dal raffronto fra il patrimonio netto tangibile di Ubi Banca e l’aumento di capitale di Intesa Sanpaolo andrà sottratta la perdita registrata pari alla differenza fra la patrimonializzazione del ramo ceduto e il prezzo pagato da Bper.
Infine, da suddetto documento emerge che “in occasione dell’approvazione dei risultati del primo trimestre 2020, il prossimo 5 maggio, si dovrebbe disporre di informazioni che consentano di delineare uno scenario con un ragionevole grado di attendibilità, anche se suscettibili di evoluzioni non prevedibili, in considerazione dell’incertezza della straordinarietà dell’evento Covid-19.
Va peraltro tenuto presente che per Intesa Sanpaolo, a fronte dei possibili effetti della pandemia da Covid-19, si pongono la solidità della base patrimoniale e della posizione di liquidità e il modello di business resiliente e ben diversificato del gruppo”.