Fiera Milano archivia il 2019 con ricavi a 280 milioni (+13%), Ebitda più che triplicato a 106 milioni, Ebit più che raddoppiato a 60 milioni ed utile in progresso da 19 a 34 milioni. Risultati eccellenti, sui quali si è però abbattuto il Covid-19 con il conseguente blocco delle attività. Il 2020 si delinea quindi decisamente complesso e ad oggi non si intravvedono elementi che possano modificare, almeno nel breve, lo scenario di blocco delle attività.
MODELLO DI BUSINESS
Fiera Milano gestisce il primo quartiere fieristico in Italia, rivolgendosi a numerosi comparti produttivi tra i quali moda, editoria, arredamento, sistema casa, meccanica strumentale, turismo, ospitalità professionale, alimentare, impiantistica, energia, edilizia, arte e nautica.
In particolare, l’attività si focalizza nella gestione, organizzazione e ospitalità di manifestazioni quali fiere, congressi, eventi di intrattenimento, attraverso la messa a disposizione di spazi espositivi attrezzati, supporto progettuale e servizi correlati.
I servizi offerti dal Gruppo riguardano:
- allestimenti (progettazione di interni, esterni e allestimenti personalizzati);
- ristorazione (catering, banqueting, punti di ristoro);
- ospitalità (accomodation, assistenza viaggiatori, accoglienza);
- media (servizi digitali, formazione manageriale e consulenza).
CONTO ECONOMICO
Nel 2019 i ricavi si sono attestati a 279,7 milioni in aumento del 13,1% grazie all’andamento delle attività fieristiche in Italia e al business dei Congressi.
L’Ebitda è aumentato da 31,9 milioni a 106,1 milioni sostenuto dall’andamento dei ricavi ma anche dall’applicazione dell’IFRS 16 (al netto del quale l’Ebitda risulta pari a 47,7 milioni) che ha sostanzialmente azzerato i costi per godimento di beni di terzi, da 50,3 milioni a 486 migliaia.
I costi per i servizi sono passati da 114,1 milioni a 121,2 milioni e le spese per il personale da 47 milioni a 47,4 milioni.
Da un punto di vista settoriale, le Attività Fieristiche in Italia sono cresciute da 23,8 milioni a 90,6 milioni, beneficiando dell’applicazione dell’IFRS 16 (43,7 milioni), delle dinamiche dei ricavi, e dell’andamento della performance commerciale.
Anche l‘Ebitda dei Media è cresciuto da 551 migliaia a 816 migliaia, principalmente per l’ottimizzazione dei costi di produzione delle testate, e quello della divisione Congressi è aumentato da 3,8 milioni a 11,3 milioni per l’applicazione dell’IFRS 16 (3,9 milioni) e la crescita dei ricavi.
Al contrario, le attività Fieristiche Estero: hanno subito un calo di Ebitda da 3,7 milioni a 3,3 milioni, a causa della diminuzione dei ricavi, in parte compensata dal risultato della joint venture relativa alle attività in Cina.
Dopo ammortamenti in aumento da 6,8 milioni a 46,5 milioni (di cui 39,9 milioni connessi all’applicazione dell’IFRS 16), l’Ebit si è attestato a 59,6 milioni (21,3% dei ricavi), in aumento rispetto ai 25,1 milioni del 2018 (10,1% del fatturato).
Nel dettaglio, la crescita delle attività fieristiche italiane da 20 milioni (79,7% del totale) a 50,7 milioni (85,1% del totale) e del business Congressi da 2,5 milioni (9,8% del totale) a 6,6 milioni (11% del totale) è stata parzialmente assorbita dalla contrazione dalle attività fieristiche estere da 3,3 milioni (13,2% del totale) a 2,9 milioni (4,9% del totale). L’Ebit del segmento Media è invece rimasto negativo e pari a 0,6 milioni.
Aumentano gli oneri finanziari netti, da 152 migliaia a 13,4 milioni, di cui 13,6 relativi all’applicazione dell’IFRS 16, e il carico fiscale da 6,4 milioni a 11,9 milioni, con un tax rate al 25,5% (25,8% nel 2018).
Infine, l’utile netto ha registrato una crescita da 18,6 milioni (7,5% dei ricavi) a 34,3 milioni (12,3% del fatturato).
BREAKDOWN RICAVI
I ricavi delle vendite e delle prestazioni sono pari a 279,7 milioni, in crescita del 13,1% su base annua.
Il fatturato delle Attività Fieristiche Italia è aumentato da 200,3 milioni (81% del totale) a 235,3 milioni (84,1% del totale). A parità di manifestazioni, 52 sia nel 2018 che nel 2019, sono cresciuti gli eventi organizzati dal Gruppo, da 39 a 43 e il numero complessivo di espositori, da 27.865 a 30.315.
Al contrario, i ricavi delle Attività Fieristiche Estero sono diminuiti da 7,8 milioni (3,2% del totale) a 4,3 milioni (1,5% del totale) nonostante l’aumento sia delle manifestazioni (da 27 a 28), sia del numero di espositori (da 7.750 a 9.630).
Anche il settore Media ha registrato un calo di fatturato, scendendo dai precedenti 11,3 milioni (4,6% del totale) agli 11,1 milioni consolidati nel 2019 (4% del totale).
Infine, i ricavi del settore Congressi sono cresciuti da 37,7 milioni (15,3% del totale) a 39,7 milioni (14,2% del totale) grazie alla dinamica più favorevole di eventi internazionali. In totale il numero di eventi è salito da 44 a 50.
STATO PATRIMONIALE
Al 31 dicembre 2019, il patrimonio netto era pari a 107,9 milioni, in aumento rispetto agli 82,1 milioni del 31 dicembre 2018.
Il rapporto Total asset/equity è passato da 2,75x a 6,81x al termine dei due esercizi a confronto, principalmente a causa dell’adozione del principio contabile IFRS 16 che ha determinato il consolidamento dei diritti d’uso dei beni in locazione per 469,6 milioni.
Anche la PFN ha risentito dell’applicazione del suddetto principio in quanto, a causa del consolidamento della lease liability, è passata da 24,9 milioni di liquidità netta a 405,4 milioni di debito. Al netto dell’IFRS 16 la PFN al 31 dicembre 2019 sarebbe risultata positiva per 68,3 milioni.
RATIO
Al 31 dicembre 2019 il rapporto PFN/Ebitda era pari a 3,82x e il ratio PFN/Equity si attestava a 3,76x.
La dinamica dell’utile netto ha portato a un incremento del roe dal 22,6% al 31,8%.
STRATEGIA
La strategia del Gruppo, confermata nel report annuale del 2019, si basa sui seguenti pilastri:
- massimizzare le potenzialità dei siti espositivi e congressuali;
- investire nei settori industriali di riferimento;
- valorizzare il capitale umano.
Pilastri che verranno implementati attraverso le seguenti direttrici:
- sviluppo del portafoglio di manifestazioni di terzi e del business congressuale;
- valorizzazione dei servizi;
- rafforzamento delle manifestazioni direttamente organizzate;
- espansione del business internazionale.
Più in dettaglio le iniziative del Piano Strategico 2018-22 sono:
- nuove iniziative e azioni per l’ottimizzazione del portafoglio manifestazioni;
- piano di sviluppo estero;
- piano di sviluppo infrastrutturale e di trasformazione digitale;
- operazioni di razionalizzazione.
OUTLOOK
Il management ha rivisitato il budget e le aspettative. Assumendo una ripresa delle manifestazioni a partire da settembre 2020 e tenendo conto delle azioni in atto di contenimento dei costi, il target 2020 Ebitda è stato posizionato tra i 38-43 milioni, in ribasso rispetto ai precedenti 71-75 milioni.
Fiera Milano confida comunque di proseguire nel percorso delineato nel piano strategico 2018-2022 e di poter affrontare gli impatti derivanti dal Covid-19 grazie alla solidità patrimoniale e all’efficienza gestionale.
Le previsioni degli analisti per il triennio in corso indicano un 2020 in contrazione (ricavi a 173,7 milioni, Ebit in rosso di 11,1 milioni e perdita di 14,5 milioni), con un recupero nel 2021 (ricavi a 325,5 milioni, Ebit a 68,7 milioni e utile netto di 46,2 milioni) per poi aspettarsi un 2022 ancora al di sotto dei livelli raggiunti nel 2019 (ricavi a 276,0 milioni, Ebit a 34,8 milioni e utile netto a 18,5 milioni).
Da un punto di vista finanziario, l’indebitamento finanziario netto, al 31 dicembre 2022 è atteso a 284 milioni, in diminuzione del 29,9% rispetto al 31 dicembre 2019.
Alla luce di ciò, il target price medio dell’azione ordinaria secondo le stime degli analisti (raccolte da Bloomberg) si attesterebbe a 5,62 euro. Un prezzo obiettivo che incorpora un potenziale rialzista del 79,0% rispetto al valore di chiusura del 7 maggio 2020 pari a 3,14 euro. Gli analisti si sono espressi nel dettaglio con 3 raccomandazione positive (3 Buy).
BORSA
Il 2020 è iniziato in continuità con il trend ascendente partito a fine luglio 2019 che ha portato il titolo a chiudere la seduta del 24 gennaio a 6,54 euro, sui massimi da maggio 2015.
E’ quindi partita una fase di consistenti vendite, accentuate dal sell-off sul mercato azionario derivante dalla diffusione del Covid-19, che ha portato il titolo a terminare le contrattazioni del 19 marzo a 2,24 euro, livelli abbandonati da aprile 2018.
Dopo un rimbalzo a 3,63 euro, l’azione ha ripreso a scendere fno agli attuali valori, non distanti dalla banda di Bollinger inferiore.
Da inizio anno il titolo ha perso il 43,3%.