I maggiori fondi presenti nel capitale di Ubi non si sbilanciano su quali potrebbero essere le proprie intenzioni. Una tattica chiara anche per sperare in un possibile miglioramento dell’offerta da parte di Intesa Sanpaolo prima di dare il proprio eventuale assenso.
Una ipotesi che, però, Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo ha sempre negato di voler effettuare. Ma si sa tenere duro nelle trattative è sempre conveniente.
Al primo posto nell’azionariato di Ubi si è inserito il fondo Parvus che fa capo a Edoardo Mercadante e detiene una quota del 7,93%, superiore a quella della Fondazione CariCuneo che possiede il 5,91%. Al momento non si conosce la sua posizione, ma fonti di stampa non escludono che possa supportare le posizioni dei grandi azionisti di Ubi, contrari all’offerta.
Tra i grandi fondi appare poi Silchester con una quota del 5,12% del capitale che a Repubblica ha detto “no comment” sulle proprie intenzioni. Un’altra importante posizione è detenuta da Hsbc che ha il 4,89%. Portare dalla propria parte questi tre fondi ha una grande importanza visto che insieme controllano il 18% del capitale.
Resta invece compatto il fronte del no rappresentato dal patto Car cui fa riferimento il 19,6% del capitale.
Al contrario il Patto di Sindacato azionisti di Brescia ha subito la defezione di Giuseppe Lucchini che è uscito dall’intesa dichiarandosi non in linea con le posizioni espresse dalla compagine e definendo l’offerta di Intesa Sanpaolo “un ottimo punto di partenza”. Una posizione che potrebbe essere seguita dagli ex soci del Cab come la famiglia Folonari (0,5% circa) e Zaleski (0,6% circa).