Dagli investimenti annuali delle società di servizi pubblici si producono ricadute per circa 22 miliardi di euro, equivalenti all’1,2% del Pil italiano nel 2019 e al 7% circa degli investimenti fissi lordi, che potrebbero occupare fino a 130 mila addetti.
Numeri – resi noti da Alessandro Marangoni, ceo di Althesys – vicini al valore dell’intero decreto Cura Italia e pari al 40% del decreto Rilancio e che mostrano come le utility, anche nel difficile contesto post Coronavirus, possano fornire un contributo importante per il rilancio del sistema economico italiano.
Un tema, quello del ruolo dei servizi pubblici nell’emergenza e delle sfide che le utility dovranno affrontare nei prossimi anni, al centro di un incontro organizzato da Italian Exhibition Group nell’ambito di Ecomondo/Key Energy 4 Future, che ha visto la presenza la presenza di figure di rilievo nel panorama delle quotate, quali A2A (con l’Ad Renato Mazzoncini), Enel (con il Direttore Affari Istituzionali Centrali Fabrizio Iaccarino), Hera (con l’Ad Stefano Venier) ed Iren (con l’Ad Massimiliano Bianco).
Dall’analisi condotta da Top Utility – think tank di Althesys – emerge che le 100 maggiori utility italiane hanno investito nell’ultimo anno 6,6 miliardi di euro, con una crescita di quasi il 19% rispetto all’anno precedente. Un boost per lo sviluppo del Paese, considerate anche le peculiarità: presenza diffusa sul territorio e trasversalità della domanda indotta rispetto ai vari settori produttivi.
Con un giro d’affari di oltre 114 miliardi e più di 150 mila addetti, le 100 maggiori utility italiane sono da tempo un volano per l’economia nazionale.
E nell’attuale contesto, il settore – colpito meno degli altri dalla crisi – sarà ancora più strategico per i cittadini per assicurare servizi essenziali, come energia, acqua e gestione dei rifiuti, contribuendo a un maggiore benessere collettivo.