Atlantia – Valuta iniziative a tutela di Aspi e del Gruppo in attesa di risposte dal governo

Il Cda di Atlantia, riunitosi venerdì in seduta straordinaria, ha analizzato la situazione complessiva della propria controllata Autostrade per l’Italia (ASPI), alla luce dello stallo con il governo sul nodo della concessione e delle conseguenze dell’emergenza sanitaria legata al Covid-19.

Il Cda di Atlantia ha deliberato di dare indicazione ad Aspi di utilizzare il finanziamento di 900 milioni messo a disposizione dalla controllante per garantire manutenzioni e investimenti per la sicurezza della rete, nel rispetto di tutti gli obblighi esistenti, rinviando di conseguenza la realizzazione di altri investimenti una volta rinvenute le necessarie dotazioni finanziarie.

Inoltre, Atlantia ha deciso di dare mandato ai propri legali di valutare tutte le iniziative necessarie per la tutela della società e del Gruppo, visti i gravi danni, pur continuando a confidare in una rapida e positiva soluzione della vicenda di ASPI.

Nel dettaglio, il Cda ha preso atto che, ad oggi, non è ancora pervenuta alcuna risposta alla proposta formale inviata da ASPI al Ministero delle Infrastrutture e Trasporti lo scorso 5 marzo, al fine di trovare una soluzione condivisa relativamente al procedimento di contestazione in corso ormai da quasi due anni.

Mentre ASPI sta sostenendo tutti gli oneri per la costruzione del nuovo ponte di Genova (ormai completato) e ha immediatamente attivato i risarcimenti a persone e imprese, esternalizzando inoltre il sistema di ispezione delle infrastrutture, la situazione di incertezza continua purtroppo a protrarsi, pur avendo autorevoli esponenti dell’Esecutivo manifestato pubblicamente, fin dallo scorso febbraio, la propria disponibilità a valutare le proposte di ASPI, e dichiarato inoltre, a fine aprile, l’avvenuta conclusione dell’analisi del dossier.

Tale contesto ha determinato e continua a determinare gravi danni all’intero Gruppo e genera preoccupazione sul mercato e a tutti gli stakeholder.

Le modifiche normative introdotte in modo unilaterale e retroattivo con l’art. 35 del DL Milleproroghe, stravolgendo il quadro di riferimento previsto nella Convenzione Unica, hanno determinato il downgrade del rating a livello “sub investment grade” di Atlantia e ASPI, rendendo particolarmente difficile l’accesso ai mercati finanziari.

Per far fronte alla situazione di grave tensione finanziaria determinatasi per ASPI, aggravata anche dai pesanti effetti della pandemia, Atlantia ha messo a disposizione la citata linea di credito di 900 milioni a favore della società.

Al tempo stesso, Cassa Depositi e Prestiti, con la quale nel 2017 era stata definita una linea di finanziamento di cui restano ad oggi inutilizzati 1,3 miliardi, a fronte della richiesta di ASPI di inizio aprile per un importo di 200 milioni, non ha ritenuto di dar corso finora ad alcuna erogazione, anche in ragione delle disposizioni introdotte dall’art. 35 del DL Milleproroghe.

ASPI ha inoltre avviato l’istruttoria con alcuni istituti di credito per poter accedere a un prestito garantito da SACE, così come previsto dal DL Liquidità, tenendo in conto il ruolo svolto anche in termini di “incidenza su infrastrutture critiche e strategiche” e visto l’“impatto sui livelli occupazionali e mercato del lavoro”. Infatti, il traffico sulla rete gestito da ASPI, nel periodo di lockdown, ha subìto un tracollo con punte massime dell’80%, generando una perdita di ricavi stimata in oltre 1 miliardo per il solo 2020.

In questo contesto, il CdA di Atlantia ha espresso forte preoccupazione per le dichiarazioni rilasciate mercoledì 20 maggio da un esponente del Governo, secondo le quali alla controllata ASPI dovrebbe essere precluso l’accesso alla garanzia pubblica. Affermazioni peraltro contrastanti con lo spirito e il dettato del decreto e basate piuttosto su valutazioni e criteri di natura ampiamente discrezionale e soggettiva verso chi sta dando un importante contributo allo sviluppo infrastrutturale del Paese, mediante un piano di investimenti di 14,5 miliardi, dai rilevanti effetti sull’occupazione diretta e indiretta.

Tutto ciò causa danni per Atlantia e le sue controllate, rendendo necessario per la Società intraprendere azioni a tutela dei propri interessi.