Cattolica, in data 27 maggio 2020, ha ricevuto una lettera inviata dall’IVASS e indirizzata al presidente del cda e al presidente del comitato per il controllo sulla gestione, con riguardo all’andamento della situazione di solvibilità del gruppo.
Nella lettera vengono presi in esame i monitoraggi settimanali sul Solvency Ratio del gruppo Cattolica e delle singole società del gruppo, che l’IVASS ha iniziato a richiedere a partire dalla metà del mese di marzo 2020; in particolare, vengono citati gli esiti dell’8 e 15 maggio. Questi rappresentano una stima pro-forma del Solvency ratio ottenuta partendo dall’ultimo dato consuntivo trimestrale utilizzando variabili finanziarie aggiornate.
Nella lettera è data evidenza della situazione di solvibilità indebolita del gruppo, della capogruppo e di talune controllate a seguito del deterioramento dei mercati finanziari conseguente alla diffusione della pandemia da Covid-19 che ha causato l’allargamento degli spread (in particolare sui titoli italiani), l’ulteriore calo dei tassi risk-free e un marcato calo dei mercati azionari.
In particolare, si fa notare che due società controllate Vita, BCC Vita e Vera Vita, hanno presentato una stima di Solvency ratio inferiore al minimo regolamentare, di cui la prima sotto il livello del MCR (Minimum Capital Requirement).
Inoltre, è riportato che i Solvency Ratio del gruppo, della capogruppo e di altre due società controllate danni, pur rimanendo sempre sopra i minimi regolamentari, hanno riportato dei valori al di sotto delle soglie interne di Risk Appetite Framework.
A tale proposito, l’IVASS reputa che tali soglie andrebbero calibrate usando stress test severi per tenere conto dell’elevata volatilità di alcune variabili finanziarie nonché di altri fattori di rischio. Nel documento viene anche evidenziata l’asset allocation del gruppo e di alcune controllate, ponendo risalto sull’esposizione verso obbligazioni di minore qualità (titoli con rating ‘BBB-‘ o inferiore, o privi di rating).
A seguito di tali considerazioni, la Vigilanza rileva la necessità di interventi di patrimonializzazione che si attende vengano perseguiti mediante l’utilizzo integrale della delega proposta alla prossima assemblea straordinaria dei soci convocata per il 26/27 giugno, pari ad un aumento di capitale di 500 milioni da effettuarsi entro l’inizio dell’autunno.
Viene altresì richiesta entro fine luglio la presentazione all’IVASS di un piano a livello di gruppo che descriva le azioni intraprese con riferimento anche alle controllate, riguardanti in particolare il monitoraggio della posizione di solvibilità, di liquidità, oltre ad un’analisi della scelta dei limiti di Risk Appetite Framework.
Vengono inoltre richieste delle integrazioni e delle estensioni nelle analisi e nelle misure del cosiddetto “Piano di emergenza rafforzato”. Infine, l’IVASS chiede al cda di Cattolica di sospendere la corresponsione della componente variabile della remunerazione a favore degli esponenti aziendali.
La nota dell’IVASS è stata prontamente sottoposta all’esame del cda, riunitosi ieri 31 maggio 2020. Il board ha preso doverosamente atto delle indicazioni. Pertanto, ha dato mandato al management di preparare un piano nei tempi richiesti, al fine di rafforzare la solvibilità del gruppo.
Il cda ha sempre perseguito e sempre perseguirà la solidità patrimoniale a difesa e beneficio degli assicurati sia della società stessa sia delle controllate. Anche in tale circostanza, si vogliono evidenziare i seguenti fatti:
- Nei cda della capogruppo erano già stati trattati i temi riguardanti la posizione di capitale. Nel corso del consiglio del 22 maggio erano state illustrate alcune misure atte al rafforzamento della posizione di capitale del gruppo. In particolare, era stata descritta la possibilità di effettuare un aumento di capitale di 200 milioni abbinato all’emissione di un analogo ammontare di strumento subordinato Tier1 (con contestuale richiamo di parte di uno strumento Tier2); tali azioni, abbinate ad alcune minori (tra cui l’aumento della copertura riassicurativa catastrofale), avrebbero portato il raggiungimento di un’adeguata patrimonializzazione, permettendo di finalizzare le attività di M&A previste entro il termine del 2021. Il cda aveva richiesto al management di studiare fattibilità e tempistiche di tali misure.
- Sono già state definite delle misure di rafforzamento patrimoniale per BCC Vita che presentava la situazione di solvibilità più critica. In data 22 maggio, in un consiglio straordinario della stessa compagnia, è stato approvato un piano di rafforzamento di capitale atto a riportare il Solvency Ratio in area 160% anche mediante un adeguata ricapitalizzazione. La capogruppo, anche in qualità di direzione e coordinamento, ha altresì approvato tale misura impegnandosi a darne celere esecuzione.
- Anche nel caso di Vera Vita è stato tenuto un cda straordinario che ha dato mandato al management di individuare le misure necessarie entro la fine del prossimo mese di giugno.
- Al fine di tutelare gli interessi degli assicurati di tutte le società del perimetro, il gruppo Cattolica ha perseguito negli ultimi quattro anni una politica di diversificazione nella propria asset allocation anche con una progressiva riduzione dell’esposizione ai titoli governativi italiani, il peso dei quali è passato dal 73% del 2016 all’attuale 55 per cento. L’esposizione ai titoli corporate rimane contenuta (18%, ben sotto la media del settore), come è marginale quella all’azionario (0,5%).
- Il cda della capogruppo aveva deliberato la proposta di non distribuire gli utili d’esercizio. Tale scelta era stata deliberata anche nei board delle controllate oggetto di analisi.
Si ricorda che il Solvency ratio del gruppo Cattolica è stato costantemente pari ad almeno il 160% fino alla fine del 2019, scendendo sotto tale livello solo durante questa fase di alta volatilità dei mercati finanziari conseguente alla diffusione della pandemia. A tale proposito, si segnala che nell’ultimo monitoraggio (22 maggio), il Solvency ratio del gruppo è pari al 122% (147% del 31 marzo), mentre quello della capogruppo è al 130 per cento.
Il cda, infine, ha preso atto che, nella serata del 29 maggio, Alberto Minali ha rassegnato le dimissioni da consigliere di amministrazione e immediatamente dopo, tramite i suoi legali, ha notificato un atto di citazione nei confronti della società per ottenere il riconoscimento di sue pretese economiche a seguito della revoca, sull’asserita mancanza di una giusta causa, pretese comunque da ritenersi infondate e che saranno oggetto di adeguata risposta in sede difensiva.
Tali pretese, per complessivi 9,6 milioni circa e mai formulate sino ad ora, non incidono sulla legittimità della deliberazione di revoca delle deleghe operative del 31 ottobre 2019, che non è stata oggetto di impugnazione, come pure mai sono state impugnate da Minali altre delibere consiliari riguardanti la questione.
Il presente è stato reso anche in relazione a rumor diffusi in data 30 e 31 maggio dalla stampa.