ePrice ha fornito un aggiornamento del piano industriale 2020-24.
Aggiornamento che, oltre a riflettere le conseguenze della posticipazione della finalizzazione dell’aumento di capitale, recepisce gli effetti nel breve e nel medio termine della pandemia Covid-19 per le attività del gruppo che opera nel settore dell’ecommerce, con conseguenti riflessi sulla situazione patrimoniale e finanziaria in attesa del perfezionamento dell’aumento di capitale stesso.
ePrice stima un EBITDA ed un risultato netto ancora negativi per l’esercizio 2020, mentre il punto di pareggio, in termini di EBITDA, potrà essere conseguito nell’esercizio 2021 come previsto dal piano.
Qualora l’aumento di capitale si realizzasse solo per la parte sino ad ora garantita (pari ad 10 milioni), i risultati previsti dal piano per gli esercizi 2020 e 2021 potrebbero configurare per la capogruppo la fattispecie di cui agli articoli 2446 ovvero 2447 codice civile nel corso dell’esercizio 2021, pur raggiungendo il risultato di break even in termini di EBITDA.
Il CdA, tenuto conto di tutto quanto sopra riportato, ha deliberato che le risorse finanziarie, necessarie per garantire la continuità aziendale ed il mantenimento del patrimonio netto della capogruppo nel medio termine, debbano essere pari ad almeno 15 milioni, sul presupposto che vengano raccolti altri 3 milioni in garanzia nonché sulla scorta della possibilità di raccogliere ulteriori 2 milioni.
Le maggiori disponibilità finanziarie derivanti dall’aumento di capitale dovrebbero consentire al gruppo di ampliare le disponibilità di magazzino generando, conseguentemente, un più vasto catalogo di prodotti così da porre in essere maggiori azioni commerciali in grado di raggiungere una fascia più ampia di consumatori.
L’incremento dei volumi di vendita così generato, e la necessità di porre in essere minori azioni promozionali, dovrebbero determinare un aumento dei margini in termini di valore assoluto, come confermato anche dai risultati del mese di marzo e dai primi dati consuntivati ad aprile.
Il CdA ritiene inoltre che, nel medio-lungo termine, il gruppo possa rivestire un ruolo centrale nel proprio mercato di riferimento anche alla luce del mutamento delle preferenze e delle abitudini commerciali dei consumatori.
L’aggiornamento del piano ha indotto il CdA, con il supporto di un esperto terzo indipendente, a sottoporre nuovamente ad impairment test l’avviamento al fine di valutare eventuali perdite di valore derivanti dal mutato scenario macroeconomico.
Tale verifica ha condotto ad una riduzione di valore delle attività immateriali a vita indefinita per 1 milione, che risulta pertanto pari a 5,2 milioni e ad una riduzione delle imposte differite attive per circa 443mila euro di rispetto alla valutazione condotta lo scorso 14 febbraio.
Tali variazioni hanno comportato un aggiornamento del progetto di bilancio e del bilancio consolidato 2019 determinando una variazione a livello del risultato netto consolidato che risulta essere negativo per 42,6 milioni, anziché 41,1 milioni. Anche il risultato netto della capogruppo risulta negativo per 41,9 milioni, anziché 40,4 milioni. Non si registrano variazioni nelle altre poste di bilancio rispetto a quanto già pubblicato lo scorso 14 febbraio.
Gli amministratori, pur in presenza di significative incertezze che possano far sorgere dubbi significativi sulla capacità di ePrice di continuare ad operare come un’entità in funzionamento, ritengono che, allo stato attuale, sussista l‘aspettativa che il gruppo e la capogruppo possano operare per i prossimi mesi, sino all’aumento di capitale, previsto a luglio, e, successivamente, grazie alle risorse rivenienti dallo stesso, allo sviluppo dei piani approvati e che, per queste ragioni, si possa continuare ad adottare il presupposto della continuità aziendale nella redazione del bilancio 2019.
Infine la società segnala la rinuncia, lo scorso 29 maggio, da parte dei soci che hanno effettuato i versamenti in conto futuro aumento di capitale, a chiedere alla società, a qualsiasi titolo, il rimborso della quota parte del versamento corrispondente all’impegno di sottoscrizione (pari a complessivi circa 3,1 milioni), importo che deve pertanto ritenersi acquisito in via definitiva a patrimonio, quale versamento in conto futuro aumento di capitale per la quota di relativa spettanza.