Mediobanca – Il Governo segue da vicino le mosse di Del Vecchio

Il Governo segue da vicino gli eventi riguardanti Mediobanca e Generali dopo che Delfin, veicolo che fa capo a Leonardo Del Vecchio, ha ufficializzato la richiesta alla Vigilanza di salire oltre il 10% di Mediobanca (di cui detiene il 9,89% del capitale), fino a portarsi in prossimità del 20 per cento.

Mediobanca  è il primo azionista di Generali con il 12,86%, di cui lo stesso Del Vecchio è il terzo azionista con il 4,84 per cento.

Gli operatori di mercato si chiedono quali potrebbero essere le potenziali ripercussioni sull’assetto azionario di Generali nel caso Del Vecchio riuscisse ad ottenere il via libera dalla Vigilanza.

Secondo alcune indiscrezioni riportate da Reuters, Del Vecchio non ha l’obiettivo di condurre la compagnia triestina verso una potenziale aggregazione con una concorrente europea (Axa o Zurich) ma vuole contribuire a rafforzarne la leadership a livello europeo.

Il consigliere per gli Affari Economici della presidenza del Consiglio, Antonio Rizzo, ha spiegato che l’eventuale utilizzo del “golden power” da parte del Governo riguardo all’ascesa di Del Vecchio in Mediobanca non è una questione semplice, poiché Delfin, pur essendo una società lussemburghese, fa capo a una proprietà italiana. Lo si apprende dalla stampa.

Sempre secondo quanto si apprende dalla stampa, il presidente del Copasir, Raffaele Volpi che nei prossimi giorni ascolterà Del Vecchio. Volpi ha sottolineato che le “preoccupazioni” sono concentrate sulle Generali e sul rischio che “qualche situazione vada ad aggredire e portare fuori dall’Italia la testa del maggiore gruppo assicurativo”. Tuttavia, le ultime indiscrezioni non confermano questa possibilità

Secondo Mf, la richiesta di Delfin alla Vigilanza su Mediobanca e i primi rumor trapelati sulla strategia di Del Vecchio  sul futuro di Generali sono state accolte con prudenza dagli altri principali soci della compagnia triestina, Francesco Gaetano Caltagirone (secondo azionista con il 5,11%), la famiglia Benetton (che ha in capo il 3,99%) e la famiglia Boroli-Drago (che detiene l’1,45%).