Intesa Sanpaolo e Bper ridefiniscono il proprio accordo per la cessione di una parte degli sportelli derivanti dall’Ops su Ubi alla luce delle osservazioni dell’Antitrust.
I due istituti hanno comunicato di avere integrato l’accordo per la cessione di un ramo d’azienda costituito da un insieme di filiali del gruppo risultante dall’operazione con Ubi e dai rispettivi dipendenti e rapporti con la clientela.
“La natura dell’accordo integrativo conferma il razionale strategico ed industriale dell’operazione, in linea con gli obiettivi di crescita dimensionale e consolidamento del posizionamento competitivo del gruppo Bper, rafforzandone sia la base di clientela che le quote di mercato in regioni di grande rilevanza economica dove attualmente Bper ha una presenza limitata”, si legge nel comunicato.
Nel dettaglio, l’accordo integrativo prevede un limitato ampliamento del ramo a 532 filiali a fronte delle 400-500 originariamente indicate. Il ramo sarà composto da depositi e raccolta indiretta da clientela stimati rispettivamente in circa 29 miliardi e 31 miliardi e da crediti netti stimati in circa 26 miliardi.
L’accordo integrativo prevede che gli impieghi addizionali rispetto a quanto inizialmente ipotizzato, stimati pari a circa 4,5 miliardi, saranno costituiti esclusivamente da impieghi in bonis.
Inoltre, è stata concordata una revisione del meccanismo di calcolo per la determinazione del corrispettivo per il ramo che è ora fissato in misura pari al minore importo tra: 0,55 volte il valore del Common Equity Tier1 del ramo e il 78% del multiplo implicito riconosciuto da Intesa Sanpaolo per il Common Equity Tier1 di Ubi.
Come già comunicato in precedenza, le due controparti confermano che il corrispettivo per il ramo sarà pagato per cassa, e finanziato per mezzo dell’aumento di capitale in opzione agli azionisti di Bper avente importo massimo previsto pari a 1 miliardo, già approvato dall’assemblea dei soci in data 22 aprile 2020.