La Corte di Giustizia Europea si pronuncerà il prossimo 16 luglio sulla riforma delle banche popolari varata dal Governo Renzi nel 2015 e rimasta in stand-by dopo i ricorsi presentati da alcuni soci di banche cooperative e associazioni di consumatori.
Lo si apprende dalla stampa, sulla base del calendario giudiziario pubblicato sul sito web della Corte di Giustizia UE.
I quesiti sollevati fanno riferimento nello specifico l’imposizione del limite di 8 miliardi di attivi superato il quale una banca popolare deve trasformarsi in Spa e le disposizioni che riguardano il limite o l’esclusione del diritto di recesso.
Le questioni sulla legittimità della riforma, sulla quale la Corte Costituzionale si era pronunciata favorevolmente, erano stati sottoposti al Consiglio di Stato che a sua volta ad ottobre 2018 li aveva rimandati alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
Lo scorso febbraio l’Avvocatura Generale della corte UE aveva concluso che le normativa italiana sulla riforma delle banche popolari non viola il diritto europeo. Tale parere non è vincolante ma i giudici della Corte Europea dovrebbe tenerne conto quando esprimerà la propria sentenza.
Dopo il pronunciamento della Corte di Giustizia Europea il procedimento ritornerà all’esame del Consiglio di Stato che a quel punto, dopo un nuovo dibattito con le parti, potrebbe sbloccare suddetta riforma, la cui scadenza è stata al momento prorogata al 31 dicembre 2020.
Gli unici due istituti di crediti a non essersi adeguati alla riforma sono Banca Popolare di Sondrio tra le quotate e Banca Popolare di Bari tra le non quotare, ma quest’ultima ha convocato per il prossimo 30 giugno l’assemblea per approvare la trasformazione in Spa, propedeutica al salvataggio da parte di Fitd e Mcc.