Campari può procedere con il trasferimento della sede legale in Olanda, con contestuale trasformazione in Naamloze Vennootschap, avverandosi le condizioni sospensive per l’operazione. Operazione il cui perfezionamento è previsto entro il prossimo luglio.
Nel dettaglio la società ha comunicato che al termine del periodo di offerta in opzione e prelazione, sono state sottoscritte oltre 30 milioni di azioni per le quali è stato esercitato il diritto di recesso al prezzo unitario di 8,376 euro, corrispondenti al 2,6% del capitale.
Si segnala che, il socio di maggioranza Lagfin ha esercitato i propri diritti di opzione e il diritto di prelazione per l’acquisto di 30 milioni di azioni recedute per complessivi 251,3 milioni. Tale importo risulta significativamente incrementato rispetto all’importo oggetto dell’impegno assunto da Lagfin (pari a 76,5 milioni) alla data di annuncio dell’operazione (18 febbraio 2020) e confermato a maggio.
Sono pervenute alla società revoche dei recessi per oltre 8,2 milioni di azioni recedute, pari allo 0,7% del capitale. Il Cda ha confermato di accettare le revoche in quanto nell’interesse della società e idonee a ridurre il potenziale esborso e costo a carico di Campari per la liquidazione delle azioni oggetto di recesso. Pertanto, il totale dei recessi, al netto delle revoche, ammonta a circa 37,8 milioni di azioni.
Tenuto conto delle azioni recedute per cui è stato esercitato il diritto di opzione e prelazione, nonché del numero di revoche, le azioni recedute che residuano al termine dell’offerta Iniziale e la cui liquidazione resta a carico della società sono complessivamente 7,7 milioni, per un controvalore complessivo pari a circa 64,7 milioni, cui consegue un costo potenziale per la società pari a circa 5,2 milioni.
Il Cda ha preso atto che l’esborso complessivo derivante dalla liquidazione delle azioni residue è inferiore alla soglia di esborso massimo determinata dall’assemblea degli azionisti quale condizione sospensiva al perfezionamento dell’operazione pari a 150 milioni e che il costo a carico della società per la liquidazione delle azioni residue è inferiore alla soglia massima di costo ritenuta tollerabile pari a 7/8 milioni.
Pertanto ha ritenuto che l’assemblea straordinaria convocata per il prossimo 26 giugno per dare agli azionisti il diritto di revocare l’operazione non sia più necessaria e ne ha pertanto deliberato la revoca.