Un settore alimentare resiliente post Covid: la chiave è nella circolarità

Il passaggio a un’economia circolare nel settore alimentare è ora più rilevante che mai. Infatti, può aiutare a creare un sistema resiliente di fronte agli shock, soddisfacendo al contempo la domanda globale, fornendo cibo sano e buoni mezzi di sussistenza agli agricoltori.

Una transizione che – secondo la Fondazione Ellen MacArthur – porterebbe risultati positivi per l’ambiente, la salute umana e la biodiversità, oltre a contribuire in modo significativo alla lotta contro i cambiamenti climatici.

La crisi di Covid-19, infatti, ha messo in luce i problemi del nostro attuale sistema alimentare. Le misure di blocco imposte dai governi nazionali hanno avuto conseguenze senza precedenti per l’economia globale con interi settori quasi completamente bloccati.

Apparentemente, i settori della vendita al dettaglio di prodotti agricoli e alimentari hanno resistito meglio alla crisi poiché le persone hanno dato la priorità alla spesa alimentare. Nella realtà, però, è emerso un quadro più sfumato, con la catena di approvvigionamento alimentare fortemente interrotta a causa del venire meno della domanda di ristoranti, hotel, mense aziendali e scuole. Il tutto si è tradotto in perdite finanziarie significative e un aumento degli sprechi alimentari.

Nel mezzo della pandemia, poi, la sicurezza alimentare è diventata fondamentale per i consumatori e la razionalizzazione delle catene di approvvigionamento globali – lo sviluppo, ad esempio, di relazioni dirette tra rivenditori e agricoltori per ottenere standard alimentari migliori – può contribuire a creare fiducia nel cibo che mangiamo.

L’economia circolare applicata all’industria alimentare può presentare, quindi, un modello attraente che favorisce la resilienza e la diversità delle catene di approvvigionamento attraverso pratiche rigenerative, la riduzione degli sprechi alimentari e la creazione di una catena del valore trasparente.