Intesa SP – Con l’integrazione di Ubi atteso un utile non inferiore a 5 mld nel 2022

“La realtà risultante dall’integrazione del gruppo Ubi in Intesa potrebbe registrare un utile non inferiore a 5 miliardi nel 2022”.

Lo si legge nell’estratto del documento relativo all’Ops lanciata sulla sulla totalità delle azioni di Ubi da parte di Intesa Sanpaolo, che è stato depositato presso la Consob e pubblicato dalla banca guidata da Carlo Messina.

“La prospettiva del settore finanziario e bancario nei prossimi anni è caratterizzata da un consolidamento nel quale i principali operatori potranno essere campioni sia europei sia extra-europei. Interesse di Intesa Sanpaolo è raggiungere dimensioni che le consentano di svolgere un ruolo proattivo nel panorama bancario europeo”, spiega il documento.

“Le minori sinergie di costo previste nel caso di mancata fusione non saranno tali da pregiudicare il conseguimento dell’obiettivo strategico di un utile netto di Intesa non inferiore a 5 miliardi nel 2022”, puntualizza poi il documento.

Si stimano sinergie per 700 milioni nel 2024 anche dopo aver esteso il deal con Bper, nonché un CET1 oltre il 13% nel 2021.

“Sono previste sinergie per 611 milioni senza perfezionamento della fusione con Ubi, di cui 156 milioni sui ricavi (pari al 100% delle sinergie di ricavo ipotizzabili in caso di fusione in quanto derivanti dal modello di distribuzione e offerta proprio del gruppo Intesa Sanpaolo) e 455 milioni sul versante dei costi (ovvero circa l’84% delle sinergie ipotizzabili in caso di fusione, pari a 545 milioni). La differenza in termini di sinergie di costo è dipendente dai maggiori costi per il mantenimento di Ubi Banca come entità giuridica a sè stante”, specifica il documento.

Il documento poi riporta che “Diversamente dalle altre autorizzazioni (tutte peraltro già ottenute), la pendenza del procedimento dinanzi all’Agcm non preclude il perfezionamento dell’offerta”.

“La condizione Antitrust prevede che l’operazione di acquisizione del controllo dell’emittente da parte dell’offerente abbia ottenuto, entro il secondo giorno di Borsa aperta antecedente la data di pagamento del corrispettivo, l’approvazione incondizionata dell’Agcm, ovvero l’approvazione condizionata all’esecuzione delle cessioni ai sensi di quanto previsto nell’accordo Bper e degli impegni di Intesa senza l’imposizione di ulteriori o diverse misure anche ove solo di natura attuativa. Il provvedimento Antitrust è atteso entro l’ultima settimana del periodo di adesione”, aggiunge il documento.

“Per l’eventualità in cui, anche ad esito della cessione del ramo bancario a Bper, permanessero, ad avviso dell’Agcm, possibili criticità Antitrust in talune aree locali in cui non sono presenti sportelli oggetto di cessione a Bper. Intesa Sanpaolo si è impegnata ad assumere impegni di natura strutturale, aventi a oggetto la dismissione di 17 sportelli bancari di Ubi Banca situati nelle predette aree.

Intesa si è quindi impegnata a stipulare, con uno o più soggetti terzi indipendenti, entro 9 mesi dalla data di pagamento dell’offerta, contratti per la cessione di complessivi 17 sportelli bancari di Ubi Banca” e “ritiene che la cessione dei predetti sportelli bancari sia idonea ad eliminare le residuali criticità Antitrust”, sottolinea il documento.

“Intesa ritiene che gran parte della creazione di valore sarà raggiungibile anche nel caso in cui rinunciasse alla cosiddetta ‘Condizione Soglia Percentuale’ trovandosi così a detenere una partecipazione complessiva nel capitale dell’emittente almeno pari al 50% più 1 azione Ubi.

In tale scenario, Intesa Sanpaolo intende procedere con le iniziative finalizzate a supportare la creazione di valore (integrazione dei sistemi IT, cessione di filiali, de-risking e integrazione delle attivita’ dei due gruppi bancari)”, riferisce poi il documento.

Il corrispettivo stimato per la cessione del ramo a Bper è stimato in 660 milioni alla data del 19 giugno.