È fissato per domani il pronunciamento della Corte di Giustizia Europea sulla legittimità della riforma delle banche popolari varata dal Governo Renzi nel 2015 e rimasta in stand-by dopo i ricorsi presentati da alcuni soci di banche cooperative e associazioni di consumatori.
I quesiti sollevati fanno riferimento nello specifico l’imposizione del limite di 8 miliardi di attivi superato il quale una banca popolare deve trasformarsi in Spa e le disposizioni che riguardano il limite o l’esclusione del diritto di recesso.
Le questioni sulla legittimità della riforma, sulla quale la Corte Costituzionale si era pronunciata favorevolmente, erano stati sottoposti al Consiglio di Stato che a sua volta ad ottobre 2018 li aveva rimandati alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea.
Lo scorso febbraio l’Avvocatura Generale della corte UE aveva concluso che le normativa italiana sulla riforma delle banche popolari non viola il diritto europeo. Tale parere non è vincolante ma i giudici della Corte Europea dovrebbe tenerne conto quando esprimerà la propria sentenza.
Dopo il pronunciamento della Corte di Giustizia Europea il procedimento ritornerà all’esame del Consiglio di Stato che a quel punto, dopo un nuovo dibattito con le parti, potrebbe sbloccare suddetta riforma, la cui scadenza è stata al momento prorogata al 31 dicembre 2020.
Resta poi, come ricorda la stampa, la questione legata al ricorso contro il regolamento con cui Banca d’Italia vieta la creazione di una holding controllata da soci in forma cooperativa, e che abbia in capo la maggioranza in banche con lo status di Spa.
L’unico istituto popolare a non essersi ancora adeguato alla riforma è Banca Popolare di Sondrio, dopo che nei giorni scorsi Banca Popolare di Bari si è mossa in tal senso.