Domani si chiuderà l’Opas volontaria totalitaria lanciata da Intesa Sanpaolo su Ubi Banca, dopo la proroga disposta dalla Consob.
Ieri le adesioni hanno raggiunto il 72% delle azioni oggetto dell’offerta; numeri che hanno consentito a Intesa Sanpaolo di superare sia la soglia di validità dell’Opas, il 50% + un’azione Ubi, sia la soglia del 66,67%, necessaria per avere il controllo dell’assemblea straordinaria.
Secondo quanto riportato da Reuters, per raggiungere suddetta percentuale, sono state fondamentali le adesioni del fondo Silchester (5,12% del capitale di Ubi), un 2,5% apportato dal fondo Parvus Asset Management Europe (che complessivamente detiene il 7,9% del capitale) e un 4,5% distribuito tra soci storici e azionisti retail.
Secondo alcune proiezioni riportate da Il Sole 24 Ore, l’offerta potrebbe chiudersi con adesioni superiori all’80% o addirittura al 90 per cento.
Ad aderire all’operazione mancherebbero i grandi fondi istituzionali, che da prassi si muovono sempre nelle battute finali in questo tipo di operazioni, tra cui una quota del 5,5% del suddetto fondo Parvus.
Inoltre, secondo il quotidiano, mancherebbe un 5-7% che fa capo ad altri azionisti storici di Ubi e, su 150 mila soci retail accertati, poco più di un terzo avrebbe aderito all’Opas.
Se le adesioni finali non andassero oltre la soglia del 90%, il prospetto prevede che le azioni Ubi rimangano in quotazione, “salvo il caso in cui la scarsità del flottante sia tale da non assicurare il regolare andamento delle negoziazioni delle azioni”, con conseguente delisting.
Si ricorda che le azioni Ubi acquistate nella seduta di oggi e domani non potranno essere portate in adesione all’offerta.