Banca Generali – Utile netto stabile a 132 mln nel 1H20

L’istituto guidato da Gian Maria Mossa ha archiviato il primo semestre 2020 con un utile netto in linea con il 2019, nonostante gli effetti della diffusione della pandemia. Il margine di intermediazione ha evidenziato una crescita del 10,8% a 302,2 milioni grazie alla tenuta dei ricavi nel secondo trimestre e alla ottima performance dei primi tre mesi dell’anno.

Il primo semestre 2020 si è chiuso con un utile di 131,9 milioni, in linea al risultato dello stesso periodo dello scorso anno (132,8 milioni) nonostante le complessità dalla diffusione della pandemia Covid-19 con le sue pesanti conseguenze sul fronte macroeconomico mondiale.

I mercati finanziari hanno mostrato una volatilità particolarmente accentuata nei primi sei mesi dell’anno che ha trovato risposta nelle azioni tempestive delle banche centrali e dei governi. I mercati azionari hanno vissuto forti oscillazioni privilegiando alcune tematiche settoriali e in generale le performance di molte asset class hanno risentito degli effetti della crisi, con alcune eccezioni come l’obbligazionario governativo. Banca Generali ha affrontato in modo proattivo questa volatilità, privilegiando come sempre la protezione del patrimonio della clientela. La strategia prudente e diversificata ha consentito infatti un recupero delle masse gestite e amministrate che sono tornate sui livelli di inizio anno a 68,9 miliardi, mettendo a segno una crescita nel semestre del +9,5% rispetto all’anno precedente.

In tale contesto sfidante, il risultato operativo della Banca è ulteriormente migliorato grazie alle iniziative nella diversificazione dei ricavi, all’efficienza nella gestione del margine di interesse, e all’attento controllo dei costi come ormai dimostrato nel modello di business. Tali progressi evidenziano una sostenibilità strutturale nei risultati finanziari in continuo miglioramento, anche se nel breve i benefici espressi sono stati perlopiù assorbiti da una maggiore imposizione fiscale e da componenti non ricorrenti di natura contabile legati al contesto macro.

Nella tabella seguente riportiamo il confronto tra i conti economici trimestrali di Banca Generali.

Il margine di intermediazione è salito a 302,2 milioni (+10,8%). L’incremento è stato trainato da tutte le linee di contribuzione e in particolare dalla crescita del margine finanziario (50,8 milioni, +28%) e delle commissioni ricorrenti nette (178,2 milioni, +10%). Positivo anche l’apporto delle commissioni variabili (73,2 milioni, +3%), il cui contributo è stato generato prima dello scoppio della pandemia.

Il margine finanziario del periodo ha beneficiato dell’incremento del margine d’interesse (42,4 milioni, +26%) grazie alla crescita degli attivi (12,3 miliardi, +4% da fine 2019), alla maggiore efficienza nella gestione della liquidità e la tenuta della redditività del portafoglio titoli. Il portafoglio di tesoreria della banca a fine periodo si attestava a 8,4 miliardi (+7% da inizio anno) e manteneva un profilo prudente in termini di duration complessiva pari a 1,5 anni e una maturity di 3,7 anni.

Le commissioni lorde ricorrenti hanno segnato complessivamente un buon progresso nonostante le mutate condizioni dei mercati. Il risultato complessivo resta determinato dalle commissioni di gestione (326,3 milioni, +4%) anche se nel periodo è cresciuto fortemente il contributo delle commissioni bancarie e d’ingresso (55,6 milioni +39%) beneficiando delle nuove iniziative messe in campo sul fronte della Consulenza Evoluta (BGPA), delle attività di collocamento di prodotti strutturati e dal contributo dalle attività di negoziazione. Le commissioni di gestione, le più colpite dalla correzione dei mercati finanziari, hanno mostrato nell’ultimo trimestre una costante ripresa su base mensile a conferma di un rinnovato interesse della clientela per le soluzioni gestite e il progressivo ritorno delle masse totali ai livelli pre-Covid-19.

I costi operativi si sono attestati a 113,4 milioni (+12%). La variazione è legata principalmente al contributo delle acquisizione di Nextam e Valeur e ad altri voci di natura non ricorrente legate a Covid-19. Al netto di queste voci, la crescita organica dei costi “core” si attesta al 2,5%.

L’efficienza operativa della banca si conferma su livelli d’eccellenza, con incidenza dei costi totali sulle masse (33 bps in leggero rialzo dai 32bps di fine 2019 per la variazione del perimetro) e nel cost/income ratio che, pur rettificato3 per le componenti non ricorrenti quali le performance fees, si conferma un punto di riferimento nel settore con un rapporto al 38,1% (38,8% a fine 2019).

Il semestre include accantonamenti e rettifiche di valore nette per 19,1 milioni, un valore quasi doppio rispetto ai 10,5 milioni del primo semestre 2019. La variazione è legata principalmente a poste di natura contabile per 5,8 milioni, di cui 4 milioni legate alla variazione del tasso di attualizzazione applicato alla valutazione statistico-attuariale dei fondi previdenziali e dei piani di fidelizzazione della rete. I restanti 1,8 milioni di poste non ricorrenti sono legati alla modifica dei parametri valutativi applicati alla valutazione del portafoglio crediti a causa delle variazioni del contesto macro economico.

Si segnala inoltre un incremento del livello di tassazione medio al 22,2% rispetto al 17,7% dello scorso anno in virtù delle proiezioni elaborate per la fine dell’esercizio.